ANDREA DALL’ASTA SJ | LA LUCE, SPLENDORE DEL VERO
La luce, splendore del vero. Percorsi tra arte, architettura e teologia dall’età paleocristiana al barocco “Dolce è la luce e agli occhi piace vedere il sole”. Questo versetto tratto dall’Ecclesiaste (11,7) è il filo conduttore dell’ultimo libro del gesuita Andrea Dall’Asta SI, La Luce, splendore del vero. Percorsi tra arte, architettura e teologia dall’età paleocristiana al barocco, Ancora, Milano 2018. Un testo, dunque, che attraversa secoli, lasciandosi guidare dalla bellezza, ma anche dalla mutevolezza della luce, che immerge le vicende della storia umana in “luci” e “ombre”, continuamente differenti e transeunti. Di fatto, la luce è la linfa che alimenta l’esperienza di ogni uomo, permettendo di distinguere gli oggetti, ponendoli nel contesto del nostro mondo, ma soprattutto è all’origine della nostra relazione col divino. Non è un caso se nelle varie culture Dio, il numinoso, è interpretato in termini di luce. La calda tonalità dell’oro non è forse simbolo dell’irruzione della Gloria divina nella contingenza della nostra storia? Incontrando il Dio della vita, l’uomo viene così alla luce, facendo emergere attese, speranze, desideri. Non a caso, nelle chiese antiche, l’orientamento dell’abside era rivolto a Est. Se dalla facciata posta a Ovest l’uomo si dirigeva verso Est, da dove nasce la luce, il sole invece avanzava da Est verso Ovest. La nascita del fedele scaturiva in questo modo grazie a questo incontro nella luce, come in un abbraccio tra l’amato e l’amata del Cantico dei Cantici. Un incontro d’amore, dunque, da viversi in una pienezza festiva, nella gioia di un abbandono. In una continua articolazione tra teologia, filosofia, arte e architettura, il libro interpreta questo abbraccio lungo i secoli, dalla luce teologica dei mosaici bizantini al chiaroscuro drammatico delle chiese romaniche, dalla luminosità gotica che con le sue vetrate allude alla luce che filtra attraverso le fronde degli alberi, come se ci addentrassimo in un bosco, alla luminosità intellettuale e metafisica del Rinascimento. Il libro termina infine con gli straordinari squarci luminosi dell’età barocca e con il porre quelle premesse “ottiche” che saranno alla base per comprendere quanto accadrà con l’Impressionismo e infine col XX secolo con la fotografia e il cinema. Siamo qui alle origini dei mutamenti che creeranno la nostra contemporanea visione del mondo. La chiave di lettura teologica è nel testo centrale. Se la nostra formazione culturale tende a separare le discipline e a considerare le opere d’arte dal punto di vista storico, formale o puramente iconografico, il libro vuole farci invece immergere nell’esperienza totale della visione. In che modo è possibile giustificare la luce che si genera dai mosaici bizantini, in quale esperienza desiderano coinvolgerci? Oppure, in che modo si può comprendere il passaggio dal Gotico all’Umanesimo in cui la luce si fa sempre più fisica, tattile, come se potessimo incontrare il divino non in un al di là, ma nella quotidianità della nostra vita, nei tempi della nostra storia? Oppure, perché l’età barocca si apre ai cieli per farci tuffare nell’esperienza di un divino luminoso che in continuità con l’esperienza fisica del nostro mondo ci proietta nella luce, verso un punto infinito? Sono questi interrogativi che pongono l’uomo di fronte alle domande centrali sul senso più profondo dell’esistere umano. Secondo questa chiave di lettura sono interpretati i capolavori del passato perché parlino all’uomo di oggi in tutta la loro carica rivoluzionaria che ha attraversato i secoli, senza perdere nulla della loro forza espressiva e modernità. Così, l’analisi sulla Vocazione di Matteo di Caravaggio diventa una riflessione sul discernimento che ogni uomo è chiamato per vivere le proprie scelte, la Pietà di Tiziano si fa meditazione sul senso più profondo del nascere alla fede, o le opere di Vermeer diventano contemplazioni di una sottile e morbida luce armonica che si diffonde nel quotidiano dei nostri spazi interiori. Di fatto, se la dimensione teologica non viene mai meno sino al XVIII secolo, con l’avvento della scoperta galileiana del cannocchiale e il conseguente disincanto del mondo, per cui i cieli non sono più abitati dal divino, ma solo da polvere e da atmosfera, la luce si farà sempre più fisica, fino a perdere quel rimando a Dio da cui era stata sempre animata. E oggi? Se non si parla più di luce in termini di grazia o di gloria secondo le modalità consegnateci dalla tradizione cristiana, l’uomo contemporaneo appare animato da una ricerca di senso che però chiede ugualmente di essere illuminata dalla luce, perché la vita non cada nell’oscurità del non senso e nell’opacità dell’indifferenza narcisista. Qual è il senso della vita? Da quale luce mi lascio illuminare? A partire da queste domande siamo tutti invitati a lasciarci trasformare dalla dolcezza e dalla verità della… luce. La luce, splendore del vero. Percorsi tra arte, architettura e teologia dall’età paleocristiana al barocco a cura di Andrea Dall’Asta SJ Ancora Editrice Pagine: 240 EAN: 9788851419905
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