Architettura e liturgia è un saggio di Louis Bouyer pubblicato nel 1965, in edizione americana e nel 1967 in edizione francese. Nel 1994 , con le edizioni Qiqajn il saggio venne ripubblicato e, per la prima volta , in italiano.
Il saggio ,risale al periodo subito dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, e il rinnovamento liturgico nella Costituzione Conciliare “Sacrosantum Concilium” diviene motivo di riflessione sul cambiamento dello spirito con cui bisogna celebrare la liturgia.
Per Bouyer rinnovamento significa ritrovare il vero senso e la realtà della tradizione cristiana e poiché la liturgia non è nient’altro che il radunarsi dell’umanità nella casa del padre, il rinnovamento passa anche attraverso l’architettura.
Le chiese sono sulla terra vere case di Dio con il suo popolo.
Considera prioritariamente che se lo spirito degli uomini si rivela nelle case da loro costruite per la loro vita, analogamente, nelle chiese costruite c’è la qualità della nostra vita ecclesiale. Partendo da questa affermazione Bouyer ,rileva , che nella costruzione delle chiese, o si sono riprodotti meccanicamente modelli del passato …… o sono state copiate dall’esterno , senza incarnare la vita interna della comunità ,… o si è costruito in nome di un moderno fornito di alcuni tratti caratteristici tradizionali presi in prestito.
Bisogna cercare altrove se vogliamo un luogo in cui il culto cristiano possa rivivere.
In nome del rinnovamento Bouyer intraprende uno studio storico sulla disposizione del tempio cristiano nelle chiese cattoliche e ortodosse dell’oriente e dell’occidente, dalla sinagoga alle chiese occidentali, sulle forme liturgiche da noi ereditate nella loro primitiva freschezza per riscoprire come , spontaneamente , la liturgia cristiana , nel periodo più creativo della sua esistenza, abbia saputo rimodellare le costruzioni dell’inizio per un qualcosa di totalmente nuovo. Ciò fa sì che la storia cristiana diventi una fonte di ispirazione , ma non per fornire una varietà di forme da copiare, bensì di forme espressive del dinamismo del culto cristiano. La disposizione dello spazio sacro deve rendere il dinamismo del culto che Bouyer individua: nel momento dell’adunanza dei fedeli e del clero per la meditazione della parola , come fede comune espressa in preghiera comune; nel momento della mensa eucaristica dove, in Cristo, tutti devono essere a un tempo offerenti e partecipanti e nel momento in cui tutti devono riprendere il cammino nel mondo presente.
Il tempio che accoglierà questa chiesa adunata deve tendere a creare l’unione. A questo punto Bouyer pensa a delle soluzioni sulla base di una certezza: che la celebrazione sia un evolversi, un camminare… pellegrinaggio verso la città celeste e che per questo la chiesa cristiana dovrebbe essere orientata lungo un asse comune. Ed entra nello specifico: per l’orientamento della chiesa, per le forme della costruzione, per la libertà dei movimenti , per le disposizioni che favoriscono le letture e le preghiere, per l’altare, per il battistero…ecc. Per far ciò dall’antica tradizione bisogna prendere non la materialità bensì il suo senso: “Se realmente il simbolo materiale non può essere mantenuto, bisogna trovare qualche altra maniera di esprimerne il senso “.
Paola Renzetti