Armando Ronca (1901-1970) è stato da poco tempo celebrato in una mostra presso Merano Arte (dal 15.10.2017 al 14.01.2018) come architetto che plasmò il volto di Bolzano e Merano nel corso della sua lunga carriera. Egli, importando vari linguaggi in queste aree, seppe rinnovarsi costantemente dal periodo del dopo guerra a quello del boom economico. Nelle circa cinquanta opere prodotte durante la sua carriera, si sono individuate due direttrici all’interno della sua produzione: una comprendente i grandi edifici residenziali, fra cui anche la catena Eurotel e l’altra comprendente edifici pubblici per la cultura e l’aggregazione.
La chiesa di San Pio X eretta fra il 1963 e il 1969, tipicamente postconciliare, già proiettata verso linguaggi provenienti d’oltralpe, racchiude in se quel carattere dell’architettura moderna che caratterizzerà l’ultima parte della produzione dell’ingegner Ronca.
La struttura, composta da setti in cemento armato, coperture a vela e volumi tondeggianti, richiama le architetture di Le Corbusier. Rimandi diretti alla cappella di Notre-Dame du Haut, a Ronchamp, possono essere ritrovati in alcuni aspetti peculiari della chiesa di San Pio X. L’edificio di Bolzano, in calcestruzzo armato, è costituito da un’unica navata di forma irregolare. Il prospetto, racchiuso dalle due ali che si estroflettono dal corpo dell’aula, dialoga con l’intorno grazie all’ampia vetrata schermata in parte dalla trama di forme geometriche caotiche, interrotte al centro dal setto in cemento armato sul quale s’imposta l’elemento orizzontale di copertura del portico d’ingresso arretrato. I riflessi del fronte vetrato si contrappongono al colore uniforme delle ali aperte in un abbraccio verso la comunità accompagnata all’ingresso marcatamente segnato dal gioco d’ombre. Già dall’esterno, quindi, si comprende come la luce in questo progetto concorra essa stessa a formare l’architettura. L’interno, quasi un ventre ovattato, si giova del contrasto fra ombre e luci conferendo all’ambiente un senso di tranquillità e raccoglimento. Il grande lucernaio zenitale, al di sopra dell’area dell’altare, illumina in maniera diffusa il luogo della celebrazione eucaristica, mentre una serie di piccole aperture in sequenza permettono alla luce di filtrare lungo l’aula. Il linguaggio compositivo non nasconde la struttura e l’importanza data dalla luce che enfatizza i volumi tondi della copertura e i passaggi dall’aula al presbiterio.
Si legge, quindi, sia nel progetto per la chiesa di San Pio X sia in alcuni progetti residenziali un rimando costante a Le Corbusier, il quale influenzerà dagli anni cinquanta buona parte della produzione dell’ingegner Ronca.
Federico Bulfone Gransinigh
foto di Davide Olivieri architetto