Chiesa della Santissima Trinità – Fritz Wotruba – Vienna 

 

Wotruba realizza una enorme scultura abitata: è andato con la memoria a opere megalitiche del passato, ha certamente guardato le immagini del grande complesso circolare di pietre erette di Stonehenge, ha pensato di erigere un monumento significativo che portasse per sempre il suo nome.
Infatti la chiesa, che si erge sulle alture del quartiere Liesing, nella periferia sud di Vienna, ai margini del Wienerwald, intitolata alla Santissima Trinità, è ormai conosciuta, anche nelle guide turistiche, come “Wotruba Kirche”. Durante il Terzo Reich, in questo sito erano state costruite alcune caserme della Wehrmacht.

Fritz Wotruba (1907-1975) vede solo parte della realizzazione della chiesa-scultura, che viene completata nel 1976 grazie all’intervento dell’architetto Fritz G. Mayr, che aveva collaborato con lui per le verifiche strutturali e le modalità costruttive.

Questa singolare architettura è composta di 152 blocchi di calcestruzzo di diverse dimensioni: alcuni misurano 64 metri cubi, arrivando a pesare circa 141 tonnellate. Il blocco più alto misura 13.10 metri.

Lo scultore viennese fa spesso riferimento alla Cattedrale di Chartres, le cui sublimi dimensioni dello spazio interno comunicano però l’impressione di una grande piazza sacra coperta: la “Kirche Zur Heiligsten Dreifaltigkeit” invece si presenta al visitatore come grande complesso megalitico realizzato con il cemento armato, riservando la sorpresa di un’aula interna di dimensioni consuete, che cerca spazio tra le grandi strutture e lo trova grazie alla luce naturale che si insinua con generosità all’interno. Protagonista è la sola artistica croce di metallo sullo sfondo. Le grandi vetrate consentono una intensa comunicazione tra spazio interno e paesaggio.

L’obiettivo dichiarato dello scultore-architetto era realizzare un’opera “che mostrasse come la povertà non deve essere necessariamente qualcosa di sgradevole, che la rinuncia può esistere anche in un luogo di estrema semplicità, eppure bello e che ci rende felici”.

Questa povertà si concretizza utilizzando il cemento armato a faccia vista (béton brut in francese) secondo le modalità del movimento “brutalista”, in questo caso senza lasciare il segno di casseforme in legno a listoni, ma utilizzando pannelli uniformi e levigati, di cui rimangono le tracce cadenzate dei fori nei quali passavano le barre di tenuta durante il getto, espediente “decorativo” prediletto da Tadao Ando nelle opere che lo hanno reso famoso.

Come spesso accade per le opere d’arte e di architettura di avanguardia, le forme imponenti e innovative della Wotruba Kirche hanno fatto fatica a incontrare l’apprezzamento dei cittadini dei quartieri viennesi limitrofi.

La impervia accessibilità ha visto una soluzione con il nuovo brillante ingresso dal basso per carrozzelle e carrozzine, che inizia con una lunga panca in legno e termina nell’ascensore vetrato che porta direttamente al livello dello spazio sacro.

E forse proprio il suo appeal turistico potrà restituire a questo manufatto il senso ricercato da Wotruba fin da dopo la Seconda Guerra Mondiale: quello di una scultura in cui si può entrare e che risulta “in perfetta unità con il paesaggio, l’architettura e la città”.

Carlo Pozzi

Photos @ Massimo Angrilli

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