Ci sono ancora due settimane per visitare la mostra Cruciale. 27 croci di Giulio Iacchetti al Castello di Carlo V a Lecce.
Curata da Rosaria Copeta e Stefania Galante, e realizzata grazie alla collaborazione con la Direzione regionale Musei Puglia e il Castello di Lecce, con il patrocinio del Comune di Lecce, Accademie Belle Arti di Lecce e di Foggia e l’Ordine degli Architetti di Lecce, la mostra itinerante “Cruciale”, presentata con successo a Milano, Mantova, Roma, Enna, e recentemente Matera, approda a Lecce, presso il Castello di Carlo V con una nuova croce.
Le Croci di Iacchetti, con le loro storie implicite e quelle esplicite, sono “dispositivi narranti” in grado di stimolare riflessioni e attivare pensieri profondi grazie ai molteplici significati e aspetti che possono accogliere e alle diverse possibili letture. Nutrendosi di idee, culture, filosofie, visioni, immagini e immaginari di un’epoca, il design è oggi inteso, infatti, come “un “sistema culturale” che nel produrre e diffondere innovazione, incarnata in nuovi saperi, conoscenze, prodotti e comportamenti, produce una “sorta di semiosfera”. Il design assorbe, ma contemporaneamente ne modifica, riti e tradizioni; rinnova il senso delle cose, produce nuovi significati e nuove mentalità. Nuove visioni del mondo. Talvolta nuove utopie. (Penati, 2013)
Con Cruciale, Iacchetti, infatti, dimostra non soltanto la sua abilità di lavorare sugli oggetti partendo dalle idee e mettendo in atto un intero vocabolario di conoscenze materiche e delle loro declinazioni produttive, spinto dalla ricerca di una “qualità” formale piuttosto che di una “apparenza” formale (Castiglioni 1973-74), ma anche la sua capacità di trasformare lo spirito del tempo e le sue contraddizioni epocali, in artefatti generatori di senso o di dissenso. (Annicchiarico, 2009)
La mostra Cruciale 27 croci di Giulio Iacchetti è, quindi, un’occasione importante per avvicinarsi al design italiano che, non è mai stata solo una storia di oggetti ma di pensieri, religioni, politica, persone, in grado di comunicare cultura progettuale e antropologica, ma non solo, di raccontare anche vicende preziose spesso difficilmente rintracciabili nelle storie ufficiali. (Branzi, 2015)
In un epoca in cui la forma sembra essere spesso fuori controllo, pensata solo per essere instagrammata, cioè ridotta ad un rappresentazione bidimensionale, con spesso un solo punto di vista, quello della foto, invece che toccata, sentita, capita e quindi vissuta, la mostra si offre come un’occasione per scoprire oggetti che abitano silenziosamente il nostro quotidiano, utili e umili, ma che, nello stesso tempo, pongono interrogativi, destano dubbi e incrinano consolidate certezze, suscitano un pensiero, un’emozione, una reazione, non esauriscono la tensione progettuale nel disegno della bella forma, ma possiedono un’idea che li anima, diluita in una buona dose d’ironia; dimostrando che il design non è cosa per pochi comprensibile solo all’élite culturale ed economica.
La mostra nata con un nucleo di 20 oggetti, si è ampliata nel tempo, con una nuova croce per ogni tappa. La ventisettesima croce, progettata per Lecce, è una croce latina, realizzata in calcarenite, pietra tipica del territorio, la cui estremità inferiore dell’elemento verticale si trasforma in una vite. Una croce contraddistinta da una sintesi formale che nella sua concezione dimostra l’abilità di Giulio Iacchetti di creare oggetti che racchiudono più significati. L’essenzialità della forma, priva di qualsiasi tipo di aggettivazione, il materiale lapideo, la presenza del dispositivo apicale rimandano, infatti, alle croci infisse nel terreno che, accanto a mille altre, tutte uguali, costituiscono i cimiteri di guerra. In questi tempi così feroci, sembra essere un invito a riflettere sul costo umano dei conflitti, che privano i caduti spesso anche della dignità del nome, che nessun elenco su lapidi cittadine potrà restituire.
La vite, termine che è il plurale di vita, in posizione opposta alla croce, sembra, inoltre, volerci ricordare il dualismo dell’esistenza umana, ma nello stesso tempo, offrirsi, per le sue proprietà meccaniche di macchina semplice – trasformare il moto rotatorio in lineare e viceversa, girare apparentemente su stessa, in realtà, avanzando, vincendo la resistenza dei materiali, fermarsi e tornare indietro, ma soprattutto legare elementi diversi – quale metafora del dialogo, strumento per “mantenere la pace con la pace” (Sant’Agostino).
Iacchetti, ancora una volta, realizza non un’opera d’arte, ma un objets à réaction poétique il cui senso è “nel saper ascoltare prima di imporre, nel misurare il gesto che trasforma e crea, adattandolo al contesto progettuale, nel forzare dolcemente più che costringere un materiale ad asservire un’idea astratta, al fine di generare non solo espletamento di funzioni, ma anche e soprattutto emozioni”. (Iacchetti, Ragni, 2003).
Rosaria Copeta e Stefania Galante
ph Stefania Galante
info
A. PENATI, È il design una narrazione?, Sesto San Giovanni (Mi), 2013,
C. CASTIGLIONI – L. CASTIGLIONI, Affetti e oggetti. Cenni di un’antropologia famigliare alla Castiglioni, Mantova, 2022
S. ANNICCHIARICO, in F. PICCHI (a cura di), Giulio Iacchetti: Oggetti disobbedienti, Milano, 2009
G. IACCHETTI, in F. PICCHI (a cura di), Giulio Iacchetti: Oggetti disobbedienti, Milano, 2009
A. BRANZI, Introduzione al design italiano. Una modernità incompleta, Milano, 2015
Autori: Giulio Iacchetti
Luogo: LECCE
Quando: dal 18/05/2024 – al 30/06/2024
Curatori dell’edizione di Lecce: Rosaria Copeta, Stefania Galante in collaborazione con Direzione regionale Musei Puglia
Organizzazione: Ass. Culturale La Macchia
Progetto grafico: Leonardo Sonnoli –Tassinari/Vetta-
Biglietti: ingresso libero
Patrocini: Comune di Lecce, Accademia Belle Arti di Lecce, Accademia di Belle Arti di Foggia, Ordine degli Architetti PPC di Lecce, ADI Associazione per il Disegno Industriale Delegazione Puglia e Basilicata
Realizzata con il contributo di: Sprech, Imballaggi 2G, Pimar
Realizzata con la collaborazione di: Maxxi Interior design, MF Immobiliare, Ferrante, Fratelli Colì
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