“Paesaggio, patrimonio, cura e comunità” sono le parole chiave della giornata nazionale “I luoghi dell’abitare” organizzata dall’Ufficio Nazionale per i Beni Ecclesiastici e l’edilizia di Culto, che si è tenuta a Torino il 10 e l’11 ottobre 2022.
Le relazioni hanno fornito letture polisemiche dei quattro termini, mettendo in luce lo stretto legame tra il patrimonio culturale ecclesiastico, il paesaggio e le comunità di riferimento. La protezione del patrimonio dai diversi rischi (dal degrado materico, alle calamità naturali, ai fenomeni di abbandono) si configura come un processo tecnico, che tuttavia è strettamente legato alla partecipazione e al coinvolgimento dei diversi soggetti coinvolti, tra cui hanno un ruolo da protagonista le “comunità patrimoniali” (applicando il lessico della Convenzione di Faro). In questa prospettiva, fil rouge di tutti gli interventi è stata l’esigenza di prevedere e programmare azioni di manutenzione sui beni: la conservazione programmata e preventiva si configura come la più opportuna strategia per ottimizzare sforzi e risorse nell’obiettivo comune della protezione, manutenzione e valorizzazione. Una manutenzione che, condotta sui beni intimamente cari alle comunità, acquista una dimensione quotidiana e familiare, fatta di azioni – a volte – anche molto semplici. Fondamentali all’atto manutentivo sono inoltre le azioni di conoscenza, in un rapporto circolare e ricorsivo in cui è l’azione di manutenzione stessa che apporta aumento di conoscenza dei beni, e viceversa.
Che si sia trattato di relazioni sul tema del paesaggio e territorio, del rischio e della pianificazione, sul tema del sostegno economico e delle fondazioni bancarie o sulla conservazione dei beni, i relatori hanno costruito un dialogo corale, omogeneo nelle promesse e nelle finalità, nella consapevolezza di dover costruire reti disciplinari interdipendenti che siano così in grado di affrontare i problemi di conservazione dei beni in una scala vasta e di largo respiro. Non sono mancati interventi più esperienziali di casi specifici, piemontesi e non, che hanno messo in luce diverse sfumature di coinvolgimento delle comunità nei progetti di cura e protezione del patrimonio, mostrando anche l’aspetto logistico e giuridico del complesso dialogo fra i diversi soggetti (proprietari dei beni, strutture amministrative, organi di tutela) coinvolti. A questo proposito, è stato sottolineato come nel contesto piemontese sia stato possibile costruire un dialogo fecondo con gli enti di tutela e le amministrazioni alle diverse scale, che hanno reso possibile alcune strategie di azione efficaci e particolarmente virtuose. In questo contesto, i luoghi che hanno ospitato i due giorni di convegno (il Palazzo Reale di Torino e il Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale) hanno confermato tale atteggiamento e sostenuto empaticamente i contributi, fornendo testimonianza diretta – attraverso le visite alla Cappella della Sindone e alla Reggia di Venaria – di restauri corali che hanno ridato i beni alle comunità patrimoniali di riferimento con lunghe operazioni di studio e dialogo.
Sotteso a tutte le relazioni, l’obiettivo di superare le gerarchie disciplinari e insistere sulla dignità etica della manutenzione che prima di essere concretamente un’azione tecnica, è un atteggiamento di cura e protezione dei luoghi dove è stata, ed è, la relazione sociale delle persone, dove queste hanno stratificato nel tempo valori identitari, memoriali e culturali.
Giulia De Lucia