Si può dire che ogni giardino sia un’oasi di pace: incontro con la natura, spazio aperto alla luce. Ma questo, realizzato su progetto di PBEB Architetti, è intimamente legato al ricordo sereno e rasserenante di Giovanni XXIII, il papa la cui figura richiama non solo il Concilio Vaticano II e la riconciliazione tra Chiesa e cultura contemporanea, ma anche l’opera di mediazione e dialogo internazionale che salvò l’intesa tra le superpotenze nei primi anni Sessanta, uno dei momenti più critici della “guerra fredda”.
Il “Giardino della Pace “ è un luogo di raccoglimento e di avvicinamento, di sosta e di preparazione all’incontro con la cripta “Obedentia et Pax” e con la statua di Giovanni XXIII che accoglie i pellegrini.
È un chiostro delimitato da una sequenza ritmica di alti profili in ferro. Trecentotrenta steli in ferro abbracciano lo spazio, ne controllano la dimensione e segnano la netta distinzione tra ciò che sta dentro e il mondo esterno. Il disegno del braccio accoglie il pellegrino e lo stringe attorno alla chiesa e alla Cappella della Pace per condurlo alla cripta che rappresenta il cuore pulsante di questo organismo
Gli steli in ferro sono elementi forti e severi che si piegano, sinuosamente ammorbiditi dal vento dello spirito, dal vento del Concilio che ne mette in discussione la rigida austerità e li umanizza
Un camminamento perimetrale conduce fino al nuovo ingresso della cripta. Il pavimento di questo camminamento è realizzato con una pluralità di pietre di varia provenienza. Queste pietre, che vengono percorse quotidianamente dai pellegrini, rappresentano la pluralità delle culture e dei popoli. Quella partecipazione delle differenti culture alla realizzazione del progetto comune della pace che è il messaggio principale del dialogo ecumenico e interculturale ampiamente ricercato da Giovanni XXIII nel corso della sua vita. L’eterogeneità delle culture, così come quella delle pietre rappresenta un’occasione di arricchimento.
Lungo il percorso 6 frasi scandiscono il ritmo dei 6 momenti fondamentali della vita del “papa buono”. Le frasi sono incise in lastre di acciaio corten incassate nel pavimento. Il pellegrino, percorrendo il camminamento le intercetta, si sofferma per una breve lettura e riprende il suo percorso verso la cripta. Altre date con brevi note scandiscono la biografia di Giovanni Battista Roncalli nel corso dei suoi 82 anni di vita. Anche queste date sono incise in lastre in ferro incassate nel pavimento. In corrispondenza della frase che segna ognuno dei 5 momenti fondamentali della sua vita, uno degli steli riporta un’iscrizione che segna in verticale il fianco del ferro.
All’interno delle campiture che caratterizzano il camminamento sono collocati “tappeti di pietra” realizzati con pietre provenienti dai luoghi significativi della vita di Giovanni XXIII. Il pellegrino camminando calpesta gli stessi luoghi percorsi da Giovanni XXIII, è un modo per ripercorrere fisicamente i passi della sua esperienza. Queste porzioni di pavimentazione sono fisicamente “trapiantate” da porzioni di strada e luoghi originali, creando un legame fisico, un ponte tra Sotto il Monte e i luoghi di Giovanni XXIII. Queste campiture sono concentrate prevalentemente nella piazza pavimentata d’ingresso alla cripta.
L’ingresso alla cripta è una struttura bassa con sviluppo orizzontale che dialoga in modo discreto con il complesso architettonico sovrastante: la chiesa, la cappella della pace, il sagrato e l’imponente campanile. Anche questa struttura “apre” la facciata e la copertura piegando le tre superfici che la caratterizzano, invitando all’ingresso. Un trattamento a bassorilievo negativo richiama la ricchezza degli “addobbi” del pontefice, che sono realizzati con materiali della quotidianità popolare per ricordare la vicinanza di Giovanni XXIII alla vita comune.
Nello spazio centrale del giardino della Pace è collocata la statua in gesso di Giovanni XXIII che è il calco originale di quella pesante nel cortile di ingresso del seminario vescovile della città, realizzata dallo scultore Locatelli. La statua raffigurante il “Papa buono” che accoglie i pellegrini a “braccia aperte” è protetta da una teca in cemento armato decorato e realizza come una piccola cappella aperta, un luogo protetto per un ulteriore momento di preghiera. L’esterno della teca si presenta più severo e austero, è realizzato in cemento trattato per richiamare i cromatismi della pietra locale e delle antiche architetture presenti nel sovrastante colle di San Giovanni. L’interno è invece caratterizzato da geometrie poligonali che richiamano quelle che il pellegrino ritrova all’ingresso e all’interno della cripta. La superficie presenta un trattamento a bassorilievo in negativo con stelline dorate.
Adiacente alla teca, una porzione di pavimentazione realizzata con traversine ferroviarie provenienti dal binario della stazione di Milano dal quale partivano i deportati verso i campi di concentramento ricorda l’impegno che profuse Giovanni XXIII per salvare la vita di 24.000 ebrei durante la sua nunziatura in Turchia.
Una rampa di collegamento tra il giardino della pace e il sagrato rappresenta l’occasione per un momento processionale. Anche qui le superfici sono state trattate per ricordare i cromatismi dei materiali locali.
PBEB Architetti (Paolo Belloni, Elena Brazis)
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