Designer di incomparabile talento, Curro Claret (Barcellona, 1968) ha orientato i suoi studi di industrial design verso una progettazione specificatamente indirizzata al sociale. Eludendo interessi meramente mercantilistici, l’operato di Claret ha come scopo quello di coinvolgere l’utente come parte attiva, liberando l’oggetto di design dalla sua aurea glamour ed esclusiva.
Portando il design ad un livello più accessibile è, infatti, possibile destigmatizzare la distanza tra funzionalità ed estetica, tra privilegi e bene comune, generando un impatto rilevante sulla vita di una collettività.
Le panchine Porlamordedios interpretano, forse nel modo più totalizzante, questa sua missione. Delle classiche panche da chiesa possono all’occorrenza trasformarsi in giacigli per la notte, dando l’opportunità a pellegrini, vittime di guerra e senza tetto di trovare ricovero in un momento di fragilità e bisogno. Si recupera così una funzione storica, purtroppo andata perduta, che vede le chiese come luogo di sicuro rifugio e ricovero. Basti pensare alla caputxinada spagnola del 1966, che vide i frati cappuccini di Sarriá offrire protezione a un gruppo di democratici durante il regime franchista; alla rivolta dei sans-papiers (immigrati non regolari) di Parigi, che nel 2019 occuparono il Pantheon di Parigi o alle chiese di Harlem aperte di notte durante il freddo inverno newyorkese. Chiese non solo intese come spazio liturgico ma come punto vitale di incontro ed accoglienza.
Presentate alla Galeria H20 di Barcellona nel 2010, le Porlamordedios fanno oggi parte dell’arredo stabile della Jesuitenkirche di Vienna e della collezione permanente del Design Museum di Barcellona. L’idea, semplice e geniale, sta nell’introdurre uno schienale reclinabile, facilmente convertibile in un sostegno piano.
Ancor più recentemente, Curro Claret è intervenuto all’interno della chiesa gotica di Sant’Anna di Barcellona modificando il preesistente arredo con l’aggiunta di una ribalta in legno, agganciata nella parte posteriore del banco sito di fronte.
Con grande inventiva e sensibilità si è aggiunto un carattere multifunzionale al mobilio preestistente, rendendolo versatile e facilmente adattabile a diversi utilizzi.
Un oggetto può dunque mutarsi in un vero e proprio dispositivo sociale, in una strategia di progettazione inclusiva, in grado di offrire speranza e conforto a chi, come gli homeless, si trova ai confini della marginalità.
Maria Luisa Montaperto
Foto per gentile concessione di Curro Claret