Il velo funebre del cardinale Branda Castiglioni, recentemente restaurato, da pochi giorni è esposto quale ambasciatore del Sesto Centenario presso le Gallerie d’Italia a Napoli nella mostra La Fragilità e la Forza. Antonello da Messina, Bellini, Carpaccio, Giulio Romano, Boccioni, Manet (21 maggio – 25 settembre 2022).
Una mostra d’importanza nazionale che raduna 87 nuclei di opere per un totale di 231 manufatti, dall’antichità al Novecento, restaurati nell’ambito del progetto Restituzioni 2022, programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Intesa Sanpaolo conduce da oltre trent’anni in collaborazione con il Ministero della Cultura.
Una mostra doppiamente significativa perché inaugura la nuova sede napoletana delle Gallerie d’Italia, che ha visto triplicare la superficie espositiva con il trasferimento da Palazzo Zevallos Stigliano alla monumentale sede storica dell’ex Banco di Napoli in via Toledo, con progetto espositivo dell’architetto Michele De Lucchi.
Il velo del Cardinale, adagiato sul suo volto alla morte (1443) e trovato solo nel 1935 durante la ricognizione ufficiale nel suo sepolcro, è intimamente legato al fondatore della Collegiata ed è perciò una coincidenza non causale che il suo restauro sia avvenuto in prossimità del Sesto Centenario.
Su candidatura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e grazie alla selezione effettuata dal comitato scientifico preposto, questo raro quanto fragile manufatto è stato inserito nell’ultima edizione di Restituzioni: una nuova attestazione di stima per il Museo della Collegiata, che già nell’edizione precedente era stato premiato con il restauro dello chandelier quattrocentesco della Collegiata.
“Ringraziamo Intesa Sanpaolo per aver scelto nuovamente di sostenere il recupero di un’opera importante del Museo della Collegiata e per aver consentito, nel felice contesto dei 600 anni della Collegiata, di comunicarla a una vasta platea, in un’esposizione ricca di capolavori” – dichiara il direttore dott. Dario Poretti – “Siamo onorati di far parte del progetto Restituzioni, che si distingue per l’ampio respiro, superando il valore dell’evento temporaneo della pur bellissima mostra, grazie alla pubblicazione che consegna ai ricercatori di domani lo straordinario patrimonio di conoscenze che questi egregi restauri hanno potuto offrire”.
Il velo funebre del cardinale Branda Castiglioni è un buratto, esile tessuto in lino, ricamato con losanghe e fiori in seta policroma. È contornato da un bordo con un doppio giro di fiori e foglie in lino intagliato, impreziosito da filati metallici e seta.
Prima del restauro il velo si presentava ammalorato, a causa di molteplici fattori, primo fra tutti il lungo tempo trascorso dentro al sepolcro. L’evanescenza del tessuto rado di lino che fa da supporto al ricamo aveva generato deformazioni all’ortogonalità dei filati; gli elementi decorativi del bordo erano attorcigliati su sé stessi e i suoi filati metallici in parte erano scomposti e slegati.
Le fibre vegetali della rete di base, ingiallite e infragilite, si presentavano degradate in particolare lungo le mezzerie, con tagli procurati da una prolungata piegatura in quattro.
Alcune lacune del tessuto erano state coperte da rammendi invasivi.
L’intervento di restauro, preceduto da indagini diagnostiche, è consistito in una pulitura con microaspiratore chirurgico a potenza variabile, condotta sotto costante controllo tramite microscopio ottico, seguita una pulitura ad acqua e saponina su tavola aspirante a bassa pressione.
Il velo è stato quindi ricomposto in piano, riordinando i filati e riappianando il bordo, per il recupero della forma ortogonale; è stato fatto asciugare in posizione corretta, grazie a spilli entomologici, fissati a una base.
Sono stati rimossi i filati di restauro, esteticamente invasivi e non utili sul piano funzionale.
Il bordo, nuovamente disteso, ha richiesto un lavoro meticoloso e paziente di ricucitura nella corretta posizione di ogni filato metallico, composto da tre lamelle in rame e zinco avvolte su un’anima in seta.
Il velo è stato unito a un supporto di crepeline di seta ed infine è stato ancorato a un sottile pannello, per garantire stabilità e facilitare il trasporto in mostra.
Il restauro del velo è stato condotto da Filomena Gigante (Open Care spa, Milano) e diretto dalle funzionarie Tania De Nile, Benedetta Chiesi, Sonia Segimiro della Soprintendenza competente, in accordo con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Milano.
Il valore dell’intervento non si esaurisce nel risanamento di un delicato ricamo, ora pienamente leggibile in tutto il suo valore. La partecipazione del velo alla prestigiosa esposizione, infatti, accende i riflettori, a livello nazionale, su un’opera finora trascurata dagli studi, perché quasi assente nella pur vasta letteratura su Castiglione Olona e i suoi tesori.
Una prima indagine è stata pubblicata nel catalogo della mostra, a cura della dott.ssa Laura Marazzi, conservatrice del Museo.
Ricerche future potranno essere favorite, oltre che dalle sue riflessioni, dai contenuti emersi in sede di restauro e dalle analisi condotte da Innovhub Stazione Sperimentale per la seta, anch’esse finanziate da Intesa Sanpaolo.
Sul sito Restituzioni 2022 – Restituzioni è a disposizione una sintesi della scheda, insieme ad approfondimenti e a una ricca documentazione di immagini.