Arte e fede, antico e contemporaneo, memoria e futuro in un nuovo museo a Milano.
Il 31 dicembre 2014 s’inaugura nel cuore di Milano, presso la storica Chiesa di San Fedele, un piccolo «museo» che integra, in una continua dialettica tra antico e contemporaneo, il percorso tra arte e fede realizzato in questi ultimi anni dai gesuiti di San Fedele. La cripta, il sacello con le tombe asburgiche, la cappella delle Ballerine e la sagrestia: spazi, di recente restaurati e già presentati al pubblico, in cui si sviluppa un’esperienza unica, tra opere sacre moderne e contemporanee che arricchisce l’itinerario religioso e artistico offerto all’interno della chiesa.
Un dialogo tra arte e fede
L’inaugurazione di nuovi locali espositivi, a cura di Andrea Dall’Asta SJ con l’allestimento dell’architetto Mario Broggi, segna un’ulteriore tappa nel percorso compiuto sin dalla sua nascita agli inizi degli anni Cinquanta dalla “Galleria San Fedele” di Milano, nella omonima Fondazione. Il fondatore della galleria, padre Arcangelo Favaro, nell’animato dibattito di quel tempo si propose come un interlocutore del dialogo tra arte e fede, tema che sarà poi esplicitato da Papa Paolo VI nel 1964 nel suo celebre discorso agli artisti nella Cappella Sistina.
Se da tempo la Chiesa ha abbandonato una seria riflessione sull’immagine, tuttavia la Galleria San Fedele, insieme ad alcune realtà ecclesiali come la Raccolta Lercaro di Bologna o il Museo di arte e spiritualità di Brescia, negli anni ha invitato numerosi artisti a riflettere sui grandi temi dell’uomo contemporaneo e della spiritualità cristiana. A questo cantiere sperimentale, laboratorio espressivo, hanno collaborato artisti del calibro di Carlo Carrà, Mario Sironi e Lucio Fontana.
Le sperimentazioni presso gli spazi della galleria trovano pienezza di senso negli interventi nello spazio liturgico della chiesa di san Fedele. L’arte cosiddetta «sacra» non è morta, come tante volte si è affermato nel Novecento, ma necessita di una «conversione» del linguaggio che non può essere separato da un’«attualizzazione» del suo messaggio. Per questo, negli anni Cinquanta padre Arcangelo Favaro aveva chiesto a Lucio Fontana di realizzare nella chiesa di San Fedele la pala de Il Sacro Cuore, che ancora oggi si trova nella cappella omonima.
David Simpson, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Sean Shanahan e Claudio Parmiggiani sono alcuni degli artisti interpellati negli ultimi anni per riflettere su alcuni temi fondamentali della fede, come l’Apocalisse, la Croce, la Gerusalemme celeste, gli ex voto, con opere pensate per gli spazi e negli spazi della chiesa.
Gli interventi nella chiesa di San Fedele
Nella cripta secentesca progettata dall’architetto lombardo Richino Richini è stata collocata la Via Crucis di Lucio Fontana, realizzata per l’Istituto delle Carline e donata al San Fedele nel 1998; la bellissima statua marmorea di Vescovo giacente, parte superiore di un sepolcro dello scultore Bambaia (inizio del XVI secolo); il fregio di Lucio Fontana recentemente scoperto e originariamente realizzato per la Cappella del Sacro Cuore (1957) e due pannelli dell’artista irlandese Sean Shanahan.
Nel sacello che accoglie alcune tombe della famiglia degli Asburgo (nel Settecento la chiesa di San Fedele divenne Cappella ducale, dopo la soppressione della chiesa di Santa Maria della Scala), domina l’impressionante installazione del protagonista dell’arte povera Jannis Kounellis sul tema dell’Apocalisse. Nella cappella delle Ballerine, così chiamata perché fino agli anni Ottanta le danzatrici della Scala portavano i fiori la sera prima del debutto in teatro, è stata inserita una installazione di ex voto: scarpette in bronzo argentato dell’artista della Transavanguardia Mimmo Paladino, che si aggiunge ad altri discreti interventi di Sean Shanahan con le sue formelle marmoree e con la decorazione del «passetto», del corridoio che dalla cappella conduce in chiesa. Sempre dalla cappella delle Ballerine si accede all’imponente sagrestia lignea secentesca, intagliata nel XVII secolo dai fratelli gesuiti Taurino, per entrare poi nella sala dell’antisagrestia dove sono poste due splendide opere di Ambrogio Figino (L’incoronazione della Vergine) e di Bernardino Campi (Trasfigurazione).
Questo percorso si integra negli spazi della Chiesa progettata dall’architetto Pellegrino Tibaldi (1527-1596) con opere antiche, come la Deposizione di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio, o la Visione della Storta di S. Ignazio del Cerano, e realizzazioni moderne e contemporanee, come la pala de Il Sacro Cuore di Lucio Fontana, La corona di spine di Claudio Parmiggiani e tre pannelli dell’artista americano David Simpson, che alludono con l’oro, il rosso e l’azzurro, ai colori trinitari del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Riflessione tra arte e fede che si apre al futuro
A partire da questi assunti gli spazi del museo mostrano un cammino compiuto nei decenni, caratterizzandosi da un lato come un luogo della memoria, di rispetto di un passato che non può essere semplicemente musealizzato, ma è chiamato a diventare sorgente ispiratrice per il tempo presente, stimolo di riflessione per il futuro. Troppo spesso, infatti, i musei ecclesiastici si sono limitati a essere luoghi della conservazione di un patrimonio diffuso che, decontestualizzato dalla sua funzione liturgica e collocato negli spazi asettici dei musei, fatica a parlare alla cultura e alla spiritualità di oggi. Gli oggetti liturgici, un tempo espressione della fede di una comunità vivente, rischiano in questo modo di diventare semplici e distratte occasioni di contemplazione estetica. Nella comprensione del passato, siamo invece chiamati ad aprirci al futuro, a conoscere i nuovi linguaggi, ad assumere le lacerazioni e le contraddizioni del mondo di oggi, cercando di aprire un dialogo fecondo con la cultura di oggi, interrogandola sulle sfide culturali e spirituali del nostro tempo.
Non sorprende dunque che nel nuovo museo, accanto a importanti opere antiche di artisti celebri come Gerolamo Romanino (Madonna con bambino, con le sante Caterina e Cecilia), Francesco Cairo (Decapitazione del Battista), dei fratelli Procaccini (Angeli adoranti l’eucarestia), Giacomo Favretto (Venezia, Chiesa dei gesuiti) o di altri artisti dei secoli XVI e XVII di diverse scuole geografiche dei quali si stanno ancora studiando le attribuzioni, ci siano lavori di autori moderni come Lucio Fontana (bozzetti sul Sacro Cuore), Mario Sironi (Annunciazione, Madonna con Bambino, Senza titolo), Vittorio Tavernari (Studio per deposizione), e poi ancora Umberto Milani e Alexander Archipenko, fino ad accogliere interpreti contemporanei come Joel Meyerowitz, Mimmo Paladino (Sacro Sud) e Lawrence Carroll. Si tratta di un confronto tra antico e contemporaneo, di un dialogo tra le diverse arti, compresa la fotografia, troppo ignorata dalla cosiddetta «arte sacra», di un accostamento tra opere esplicitamente realizzate per un contesto liturgico e altre di carattere più profano, a testimonianza della pluralità delle ricerche compiute. A rotazione saranno poi visibili altre opere antiche e contemporane. Infine, negli spazi della Fondazione Culturale San Fedele, sono ancora presenti lavori di Hidetoshi Nagasawa, Phil Sims, Enrico della Torre, Giovanni Chiaramonte, Valentino Vago, William Xerra ed altri ancora.
I nuovi spazi consistono in tre nuovi locali. Il primo conserva le numerose reliquie dei santi ed è collocato nel grande altare maggiore ottocentesco. Sormontata da una piccola cupola, una raccolta saletta ottagonale, opportunamente allestita, permette la visione dei bellissimi reliquari realizzati tra Cinquecento e Settecento. Si fa così emergere come le reliquie dei santi fossero un tempo fondamentali per la fede cristiana: la santità di colui a cui apparteneva un frammento tratto dal corpo o da un oggetto da lui toccato doveva permeare la vita del fedele e della città stessa. La chiesa di San Fedele conserva ancora oggi le reliquie di tutti i santi dell’anno, una per giorno, a testimonianza della venerazione per chi incarna nella propria vita i valori evangelici.
Un’altra stanza è adiacente alla cripta e raccoglie numerosi oggetti liturgici antichi, come crocifissi, cartaglorie, reliquiari. Si tratta di un altro piccolo «sacrario» che mostra le testimonianze della chiesa di San Fedele dal 1569, quando i gesuiti vi furono chiamati dal cardinale Carlo Borromeo, sino al 1773, anno in cui la Compagnia di Gesù fu soppressa e la chiesa passò all’arcidiocesi di Milano (l’Ordine vi ritornò nel 1946, per volontà del cardinale Ildefonso Schuster che affidò ai religiosi l’animazione del Centro Culturale San Fedele).
L’ultima stanza è la «quadreria», in cui sono collocati diversi dipinti, di cui alcuni di particolare interesse storico e artistico, centrati in modo particolare sui temi della Vergine col bambino e su altri cristologici, come quello del Sacro Cuore, particolarmente caro alla Compagnia di Gesù.
Il nuovo museo non vuole essere un semplice spazio espositivo, ma un luogo in cui si impara a guardare al passato per vivere il futuro, si cerca di entrare nel mondo della tradizione tramandata dai nostri padri, per vivere consapevolmente la fede. Oggi. Nella cultura e nella spiritualità del nostro tempo.
Parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele
Inaugurazione:
mercoledì 31 dicembre 2014, ore 20.00
Per informazioni su orari di apertura e visite guidate:
francesco.pistocchini@sanfedele.net