“Per la casa di Dio non ho limite; voglio spendere tutto quello che può occorrere” così disse il re Carlo di Borbone, nel 1752, al suo architetto Luigi Vanvitelli quando gli diede incarico della progettazione del Real Palazzo di Caserta. La Cappella Palatina, dunque, collocata sul vestibolo superiore della Reggia venne inaugurata – alla presenza di Ferdinando IV – nel Natale del 1784.
Le similitudini con la Cappella di Versailles (realizzata da tra il 1688 e il 1703 da Jules Hardouin – Mansart) sono tante, ma a chi glielo faceva osservare l’architetto Vanvitelli, irritato, replicava: “ … ma non è la cappella di Versaglies che mia ha astretto a fare la loggia intorno; è stato l’ordine del Re che à voluto che la Corte stesse tutta sotto il suo occhio quando sono i corteggi e i bacia mani” (lettera del 21 febbraio 1761).
Come per tanti altri particolari del Palazzo casertano, anche in questo caso il vincolo imposto dalla committenza reale fu occasione per alcune straordinarie soluzioni vanvitelliane: grazie all’articolazione dei volumi ottenuta per lo straordinario uso dalla luce naturale – immessa nel grande vano rettangolare dalle finestre – la Cappella si presenta ricca di marmi differenti. Straordinaria la maestria di Vanvitelli anche nel concepire lo spazio completamente all’interno del progetto unitario del Palazzo, piuttosto che disarticolato dall’insieme come nella reggia di Versailles, dove la Cappella emerge isolata. A Caserta l’architetto preferì la soluzione, potentissima architettonicamente, delle colonne binate, progettando di interporvi le sei statue dei santi protettori del Regno (mai realizzate); in corrispondenza delle colonne, tra gli architravi vi sono le coppie di cherubini scolpiti da Gaetano Salomone entro il 1783. La volta, a botte con lacunari dorati è irradiata di luce dagli oculi laterali. Il progetto di Luigi fu attuato in modo assai fedele dal figlio Carlo che nel 1777 iniziò i lavori delle decorazioni. L’altare maggiore e il tabernacolo, persi i disegni originali di Vanvitelli padre, sono ancor oggi allo stato di modelli, realizzati rispettivamente nel 1845 e nel 1784. Il tabernacolo era previsto in pregiate pietre dure: ametiste, lapislazzuli, corniole, agate e diaspri, ora ve ne è uno in legno policromo. La Cappella ha subito gravi danni a seguito dei bombardamenti del 24 settembre 1943; sono andate irrimediabilmente perdute opere di inestimabile valore, arredi sacri e dipinti, come: La Nascita della Vergine di Sebastiano Conca o la Presentazione della Vergine al Tempio di Raphael Mengs, che arricchivano la tribuna Reale. L’unica tela superstite, fra quelle commissionate per la Cappella, è quella dell’altare maggiore: L’Immacolata Concezione di Giuseppe Bonito del 1789. Nei vani contigui alla Cappella è allestito il “Museo degli arredi sacri”, che conserva i preziosi argenti settecenteschi destinati alla liturgia.
Antonella Diana,
Promozione Culturale e Servizi Educativi della Reggia di Caserta
Per approfondire, leggi l’articolo introduttivo sulla Reggia di Caserta e le collezioni di arte sacra