Segnalazione a cura di Michela Beatrice Ferri
Il 12 marzo a Palazzo Reale è stata inaugurata la mostra Arte lombarda dai Visconti agli Sforza. Milano al centro dell’Europa, che proseguirà fino al 28 giugno. Milano è al centro dell’Europa sotto il dominio dei Visconti e degli Sforza, ma a sua volta è anche il Sacro a essere al centro dell’arte che le due casate raccolgono.
Questa mostra si ispira a dire il vero alla grande esposizione intitolata “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza” che venne allestita nel 1958 nelle stesse sale, risanate dopo i bombardamenti del 1943: un progetto che aveva allora costituito l’affermazione dell’identità culturale milanese e lombarda e della grandezza della sua tradizione artistica.
Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, coprodotta da Palazzo Reale e da Skira editore, Main Partner UniCredit, la mostra di oggi ripensa quel progetto nella chiave più pertinente e attuale per il 2015: quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna.
Parte di “Expo in città”, la mostra prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del 1958, dunque i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi il dominio degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei francesi. La vita di corte diventa la grande protagonista a Palazzo Reale, alla scoperta delle radici delle due famiglie che resero grande Milano.
Le circa duecentocinquanta opere in mostra sono state selezionate in modo da consentire al visitatore non solo di apprezzare la preziosità dei materiali e la bellezza dei singoli oggetti, ma anche di riconoscerne i legami formali e il linguaggio comune. La rassegna, che fa seguito alla mostra dedicata al Bramante a Brera e che precede immediatamente la monumentale monografica dedicata Leonardo Da Vinci che verrà inaugurata ad Aprile a Palazzo Reale, si inserisce in un percorso storico-artistico – fortemente voluto e sostenuto dal Comune di Milano, dalla Pinacoteca di Brera e da Skira editore – che ricostruisce quel periodo storico che fu una vera e propria “età dell’oro” milanese.
“Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento – affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano – appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”.
A più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità.
- Dopo una breve sezione introduttiva che offre il contesto storico, presentando una galleria di ritratti delle due dinastie di grandi committenti, i decenni centrali del Trecento costituiscono la prima sezione espositiva, dedicata a illustrare come i Visconti abbiano impresso una svolta fondamentale alla cultura lombarda, dapprima importando a Milano e in Lombardia artisti “stranieri” – i toscani Giotto e Giovanni di Balduccio – poi aprendo cantieri nelle capitali del ducato, nelle città satelliti, nelle campagne, occupando gli spazi urbani e rinnovando quelli ecclesiastici; fondando biblioteche, come quella di Pavia, che fu una delle più importanti del mondo occidentale e fu poi in gran parte spostata in Francia dopo la conquista del ducato.
Sono qui esposte opere di grandissimo pregio e di svariate ed eccelse tecniche: dipinti su tavola, affreschi, vetrate, sculture in marmo, legno, pietra, oreficerie, miniature, bronzi, ricami, arazzi; tra gli altri, i manoscritti Liber Pantheon del 1331 e il Libro d’Ore Bodmer dalla Morgan Library (prestito eccezionale che non fu concesso nel 1958), splendide vetrate dalla chiesa di Santa Maria Matris Domini di Bergamo, uniche del Trecento esistenti in Lombardia, alcune mirabili opere in marmo di Giovanni di Balduccio, del Maestro di Viboldone e di Bonino da Campione provenienti, oltre che dalla Lombardia, da importanti musei europei e americani, disegni, tavole e affreschi di Giovanni da Milano, di Giusto de’ Menabuoi, del Maestro di San Nicolò dei Celestini.
Si assiste qui alla trasformazione del linguaggio figurativo lombardo, dapprima ancora legato alla tradizione autoctona, come nella austera e arcaica Madonna col Bambino del Maestro degli Osii (1330 circa), poi innovato dagli artisti toscani, intrisi di cultura francese.
- Una seconda tappa sarà quella degli anni attorno al Quattrocento, dove domina Gian Galeazzo Visconti, personaggio chiave del tardo gotico lombardo: sono gli anni del grande cantiere del Duomo di Milano.
È stata in questo caso fondamentale la collaborazione con la Fabbrica del Duomo, che ha generosamente accettato di smontare dalle guglie ed esporre in mostra alcune statue della Cattedrale e alcune vetrate, altrimenti difficilmente visibili.
Al volgere del Quattrocento, grazie alla personalità magnetica e intraprendente di Gian Galeazzo, i rapporti della corte milanese con le altre corti e gli altri grandi cantieri europei – specialmente Parigi, ma anche Praga, Vienna, Budapest, le Fiandre – sono strettissimi e contribuiscono alla fioritura di una cultura gotica che rappresenta uno dei punti culminanti dell’esposizione.
I protagonisti di questa stagione sono Giovannino de’ Grassi e in seguito Michelino da Besozzo: entrambi lavorano al cantiere del Duomo, e vengono esposte a Palazzo Reale opere notevolissime come alcuni preziosi manoscritti – il Taccuino di disegni, l’Offiziolo Visconti e il Landau Finaly 22 di de’ Grassi e il Libro d’Ore di Michelino da Avignone.
- Nella terza sezione si passa al lungo regno di Filippo Maria Visconti, molto diverso da Gian Galeazzo, con una personalità nevrotica, non adatta a riunire una vita di corte di qualità. Comincia la crisi del ducato e molti artisti lasciano la Lombardia, disperdendosi. Michelino da Besozzo va infatti a Venezia, Verona e Vicenza, poi rientra a Milano, ma non lavora più per la committenza ducale. In questa sezione domina comunque il linguaggio tardo-gotico con largo uso di materiali preziosi, ori, vestiti sfarzosi, con opere straordinarie: le tavole di Michelino da Besozzo di Verona (conservate ai Civici Musei d’Arte – Museo di Castelvecchio), di Siena (conservate alla Pinacoteca Nazionale) e di New York (conservate al Metropolitan Museum); magnifici manoscritti di seguaci di Michelino, il bellissimo polittico con Madonna col Bambino, Santo e donatore (del 1447) di Maestro Paroto; e ancora pale d’altare, messali, miniature, i celebri Tarocchi di Bonifacio Bembo, di cui sarà eccezionalmente ricomposto in mostra il capolavoro costituito dall’Incoronazione del Museo di Cremona e dalle due tavole che l’affiancavano, ora al Museo di Denver; inoltre una serie di opere di alta oreficeria di straordinaria maestria.
- Il capitolo successivo, la quarta sezione, mette a fuoco l’importanza capitale dello snodo figurativo che corrisponde alla fine dinastica dei Visconti e alla presa di potere di Francesco Sforza (siamo alla metà del Quattrocento) fino a tutto il periodo di governo di Galeazzo Maria Sforza. Le iniziative di Francesco Sforza si collocano all’insegna della continuità con il passato, ma integrano anche nuove esperienze favorite dalla politica di alleanze sulle quali il duca poggia il proprio potere. Anche il progressivo spostamento della sede della corte da Pavia a Milano, destinata a diventare a breve l’unica capitale stabile del ducato, facilita l’avvento di nuove maestranze e nuove tendenze: il razionalismo figurativo di Vincenzo Foppa che si apre al linguaggio padovano si confronta con il naturalismo di origine fiamminga che filtra da Genova e seduce i signori italiani. È il periodo delle grandi botteghe che si spartiscono il lavoro delle grandi imprese decorative al Castello Sforzesco a Milano e a Pavia: Foppa, Bembo, Zanetto Bugatto, Bergognone. Sfilano opere straordinarie come i Santi Stefano e Ambrogio di Donato de Bardi (collezione privata); le splendide tavole di Vincenzo Foppa da Pisa e dalla Pinacoteca di Brera; un magnifico e rarissimo Cristo in pietà tra i santi Ambrogio e Agostino, del Maestro di Chiaravalle; la tavola Madonna con bambino e angeli (1460-1470) di Zanetto Bugatto dalla Collezione Villa Cagnola – Gazzada (Varese), finalmente riavvicinata agli altri elementi che l’affiancavano (Santi ora in collezione privata); il prezioso trittico di Gottardo Scotti (Museo Poldi Pezzoli); una serie di sculture in legno intagliato e dipinto e in terracotta, di un gusto già rinascimentale, anche se fortemente lombardo.
- Una quinta e ultima tappa sarà infine dedicata agli anni di Ludovico il Moro e alla spaccatura provocata dalla sua caduta e dall’arrivo dei francesi: sono anni di cambiamenti radicali nell’urbanistica, nell’architettura e in generale nella produzione artistica grazie alla presenza a Milano di personalità eccezionali come Bramante, Leonardo da Vinci e Bramantino. In questi anni, malgrado la crisi del sistema politico e la fragilità delle finanze dello stato, le botteghe lavorano a pieno regime: Milano produce ed esporta meravigliosi prodotti di lusso come smalti, oreficerie, ricami eseguiti in gran parte sulla base di progetti elaborati da artisti di primo piano, secondo un procedimento che anticipa quello del moderno “design”. Stimolata dall’ambizione sfrenata del duca, la produzione artistica è sottesa da uno spirito di emulazione/concorrenza nei confronti delle altre corti padane, legate a quella sforzesca da stretti rapporti famigliari oltre che da interessi economici e politici comuni: la sezione prende in esame in modo particolare le relazioni con Ferrara, Bologna, e con Mantova. Vi sono esposte sculture in marmo di Giovanni Antonio Amadeo, importanti tavole di Bernardino Butinone (abitualmente inaccessibili perché di antiche collezioni private), la bella tavola Madonna con il Bambino, sante Dorotea e Caterina, angeli dal Petit Palais di Parigi; vetrate dal Duomo di Milano e alcune tavole di Foppa, tra cui la mirabile Annunciazione (1500 circa) dal Palazzo Borromeo all’Isola Bella (Stresa) e la Madonna in trono con il Bambino e angeli dal Musée des Beaux-Arts di Digione; le due tavole di Bernando Zenale dagli Uffizi; la splendida Madonna in trono con il Bambino e il Salvator Mundi di Bergognone dalla collezione Borromeo; il celebre manoscritto Ore all’uso degli Umiliati con iconografia da Bergognone, dalla British Library di Londra, mai esposto; e anche qui una serie strepitosa di opere di oreficeria, reliquiari, medaglioni, messali, manoscritti, bronzi, dove emerge con tutta la sua forza la cosidetta arte lombarda. La mostra si chiude con opere che attestano l’impatto avuto in Lombardia da Leonardo e Bramante, con dipinti di Giovanni Antonio Boltraffio, Ambrogio de Predis, Bernardo Zenale.
ARTE LOMBARDA DAI VISCONTI AGLI SFORZA
Milano al centro dell’Europa
Milano, Palazzo Reale
12 marzo – 28 giugno 2015