L’esperienza religiosa cristiana del vedere e dell’udire: per un’arte contemporanea

“E’ auspicabile che ogni chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo linguaggio parabolico” – Papa Francesco-Evangelii Gaudium.

Nella splendida cornice della Pontificia Università Gregoriana, per due giorni arte e fede si sono incontrate, interrogandosi sui loro rapporti, facendo il punto sulla loro risposta all’esortazione papale. Esortazione che già Paolo VI aveva rivolto agli artisti nella cappella Sistina nel 1964.

Andrea Dall’ Asta (fond. Culturale San Fedele) si chiede “Sentinella, a che punto è la notte?” Quale “arte” per la liturgia di oggi? Dal XVII sec. si è creata una frattura tra la fede e le “arti”. Per mille anni quasi tutti i grandi artisti hanno usufruito della protezione e dell’assistenza della Chiesa, oggi invece essi appaiono alienati (1885-P.Stephan Beissel), ma è anche vero che la Chiesa non può operare con un’arte che prende così coraggiosamente la parola d’ordine non serviam (G. Jakob di Regensburg).  Questa autonomia riguarda essenzialmente pittura e scultura. L’architettura infatti meglio si adatta alle esigenze del serviam, perché la sua definizione comprende sempre una funzionalità definita. In essa quindi risiede il campo della modernità. Su di essa le idee sono più chiare rispetto alle altre arti. Vi è la consapevolezza che l’architettura religiosa ha obbiettivi diversi rispetto a quella profana, “essa deve sempre produrre qualche cambiamento di vita. Si entra in un altro mondo (…) dobbiamo creare nelle chiese luoghi di delizia, di poesia, di liberazione (Couturier). E’ l’esprit, il modo particolare in cui Dio ci mostra il mondo. Non in senso astratto, ma come climat, atmosphere. Il sentimento spaziale prende il primo posto, non la disposizione della liturgia, non le opere d’arte. Non a caso M.A. Couturier fu lo spiritus rector della cappella di Vence (fondata da H. Matisse) e del santuario di Ronchamp (Le Corbusier). La chiesa come lieu sacre dove Dio e l’uomo si incontrano. Couturier ci incoraggia quindi ad appprofondire una pneumatologia dello spazio (Prof. Alex Stock- Universitat zu Koln).

Ma come può l’arte essere un mezzo per la teologia? Cos’è l esperienza estetica cristiana? Se non c’è la luce che illumina la superficie, forse non c’è la superficie? L’ arte deve dare inquietudine, diceva l’allora cardinale Ratzinger. Va oltre l’essere solo espressione del dramma dell’uomo. L’arte è un pedagogo che porta alla redenzione (Yvonne Dohna Schlobitten- Pontificia Università Gregoriana).

 

Il professor R. Pinero Moral (Universidad de Salamanca) vede nell’estetica contemporanea una dis-integrazione dei trascendentali (bene, verità, bellezza), motivata talora attraverso una riflessione estremamente razionalista il cui discorso trova rifugio nelle metafore della visone (vedere-capire, vedere- verità…) oppure attraverso una via irrazionalista in cui la visione non può portare niente più che immediatezza e non possiede più ormai inquietudini metafisiche. La proposta è quella di una nuova razionalità che si appoggi più sull’ ascolto come cammino più intimo e al tempo stesso meno soggettivo, dato che non dipende tanto dall’azione dell’individuo quanto dalla sua capacità di recezione e ciò fa lo fa stare in attesa, lo converte in un essere aperto all’ immanenza e al trascendente.

L’arte, e anche l’arte contemporanea, non è una panacea per la sclerosi del pensiero, ma potrebbe servire qua e là per un cambiamento, se la si incontra con curiosità intellettuale, e se si dà ad essa non meno attenzione che agli antichi testi sacri, e se non si ha paura del lavoro necessario da compiere.

L’arte contemporanea è una rivoluzione visiva: gli artisti sono autonomi, esenti da aspettative ed ordini sociali, staccati dagli standard iconografici e dai requisiti normativi della tradizione culturale, sono alla ricerca del nuovo, di un rinnovamento visivo del mondo e della nostra visione.  D’ altra parte la religione appare nel suo stesso inizio come una novità assoluta, come un “vangelo”, qualcosa di mai sentito ne’ visto prima (Prof. Alex Stock- Universitat zu Koln).

Dopo due giorni in cui teologi e artisti si sono dati battaglia, le fila sono state tirate da una tavola rotonda d’eccezione: Fabrizio de Rosse Re (Conservatorio Statale di Musica G.B. Pergolesi), Jean Paul Hernàndez (cappella universitaria- Sapienza Università di Roma), Micol Forti (Musei Vaticani-sez. arte contemporanea), Piero Sartogo (Sartogo Architetti Associati), Robert Cheaib (Pontificia Università Gregoriana), Stella Morra (pontificia Università Gregoriana).

 

Concludendo, S.E. Mons. Carlos Azevedo (delegato del pontificio consiglio della cultura) ha definito le riflessione svolte come ermeneutiche della religione, come ermeneutica è la funzione dell’arte nella storia.

Tre aspetti riassuntivi:

– tener conto che la trasmissione dell’esperienza religiosa cristiana appare nel corpo;

– occorre essere costruttori di una spiritualità vivente;

– percepire un potenziale utopico per una creazione cristiana. L’arte è epifania del sensibile della Grazia. Le arti contemporanee, con il loro senso decostruttivista, sono segno di capacità critica e di rigenerazione di una nuova spiritualità.

Le arti ravviveranno la fede aprendo nuove dimensioni di percezione. Un ‘arte non grandiosa, ma umile, come noi siamo in quanto uomini.

L’esperienza cristiana del vedere e dell’udire: disponibilità al pathos di Dio e dell’umanità.

 

Yvonne Dohna Schlobitten- Caccia al Michelangelo di oggi

 

La professore Y. Dhona è docente dell’Università Pontificia Gregoriana di Roma. E’ stato per un suo desiderio che si è svolto in questi giorni il convegno “L’esperienza religiosa cristiana del vedere e dell’udire: per un’arte contemporanea”. Ne è stata promotrice e coordinatrice.

 Professoressa, perché questo convegno?

Era da molto tempo che ne sentivo la necessità. Sentivo il bisogno che si mettessero tutte le carte sul tavolo, domande e obiezioni. Dalla famosa esortazione di Paolo VI, non siamo andati avanti. Bisognava fare il punto e ripartire da li.

A parte i musicisti e l’architetto Sartogo, non vi sono stati artisti. Solo teorici. Come mai?

R.- Ah…Avrei voluto moltissimo che ci fossero stati, ma non è stato possibile. Vede, non volevo un semplice artista. Avrei voluto il massimo. Michelangelo, o Caravaggio. Un James Turrel, papabilissimo candito al titolo.

Esiste oggi un Michelangelo?

R.-Lo sto cercando, lo spero. Credo di si. Ogni epoca ne ha uno. Da qualche parte il nostro c’è. E’ una delle mie principali ricerche.

 Non teme che l Arte Contemporanea sia un po’ elitaria? Comprensibile solo per chi la studia?

No. Decisamente. La vera opera d’arte non necessita di spiegazioni. Fiumane di persone vanno alle mostre di Turrel, senza che nulla gli venga spiegato. Certo, una foto, o la mera riproduzione di un copista, non bastano. I maestri sono pochi. Anche nel Rinascimento i veri grandi saranno stati forse otto, sparpagliati negli anni e nello spazio. Un genio è colui che ha l’idea, e sa crearla. Rarissimamente queste qualità coincidono. Certo, in Italia può essere una problematica, proprio per questo. Arrivano solo copie, o lavori comunque accademici, che scimmiottano i grandi. Fortunatamente, l ‘Italia è talmente intrisa di Barocco e Rinascimento, di classicismo, da “non avere il tempo” per il tempo di oggi. Non vi è il gusto, ne’ l’abitudine al contemporaneo. In questo Francia e Germania sono molto diverse. L’illuminismo, scindendo lo stato dalla Chiesa, ha permesso che le arti potessero svilupparsi autonomamente. Tutt’ oggi in Germania, il discorso filosofico su un ‘estetica odierna, è vivo e ampiamente dibattuto.

In un’epoca in cui tutto in discussione, quando la Chiesa viene attaccata su più fronti, sui suoi principi di base, forse l’arte non è il problema più urgente. Forse non è il tempo per togliere al fedele anche le sue certezze su un sacro “tradizionale”.

Certo, la Chiesa ai suoi motivi. Ma questo accade principalmente in Italia. Per un fedele tedesco non sarebbe uno shock. La sua coscienza è formata e abituata all’arte di oggi. Non è neanche un secolo che il Vaticano è divenuto a se stante, e forse neanche del tutto. E’ comprensibile che la Chiesa Italiana faccia roccaforte sui suoi capisaldi. Ma la Chiesa deve parlare agli uomini. Agli uomini di oggi. I fedeli contemporanei hanno diritto ad un’arte del loro tempo. Un ‘arte per loro.

 Un romano, prendo la mia categoria, sembra però non sentire il bisogno di contemporaneità. Lui che Michelangelo lo vede da sempre, anche solo passeggiando per una piazza.

Bisogna portare ai romani un altro Michelangelo. Di fronte alla mediocrità, è normale che si arrivi a preferire persino il kitsch popolare. Ma per riconoscere il genio, per formarlo, bisogna partire dalla formazione, dall’università. Il mio desiderio è di spingere la Gregoriana verso nuovi dialoghi tra teologi ed artisti. Creare un dibattito, creare un’estetica nuova per l’uomo di oggi. Non qualcosa di usato.

Prevede un seguito per questo convegno?

Assolutamente si. Sicuramente. In questi due giorni abbiamo buttato giù tutti i dubbi. Sono già in programma delle giornate di studio sui temi. Qui si, ci sforzeremo ancora di più per avere anche degli artisti. Abbiamo poi appena iniziato un progetto quadriennale che parte dalla Svezia. Sono fiduciosa sull’ esito. Abbiamo bisogno di una nuova estetica, arriverà.

 

Yvonne Dohna Schlobitten: Ph.D. (Dr. Phil.) in Storia dell’Arte, Universität Karlsruhe, Germania, con il Prof. HANS BELTING. Tesi: Canova und die Tradition: Kunstpolitik am päpstlichen Hof, 2000. – B.A. (Magister) in Storia dell’Arte e Filosofia, Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg, 1999. – B.A. (Staatsexamen) in Diritto, Christian-Albrechts-Universität, Kiel, 1994. – Specializzazione in English Law, College, Cambridge, 1989. – Specializzazione in Diritto Europeo: Master of Comparative Law all’Istituto per il Diritto Europeo, Ginevra 1987–1989. Membro della Commissione PUG per la Ricerca Scientifica dal 2010. Docente Incaricato Associato dal 2009 alla Pontificia Università Gregoriana. Adjunct Assistant Professor of Art History dal 2006. La sua ricerca oggi verte su: L’estetica come locus theologicus, fenomenologia della percezione, l’arte e l’esperienza della fede, le figure di Dio nell’arte, il Sublime.

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