È stata inaugurata presso la Chiesa della Madonna del Carmine di Palazzo Lanfranchi l’installazione site specific Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories dell’architetto e artista argentino Tomás Saraceno.
L’opera è stata l’epilogo di diversi soggiorni dell’artista nel capoluogo lucano durante i quali è entrato a contatto con la città e, durante l’ultimo, con il Museo Nazionale di Matera e la chiesa della Madonna del Carmine. La città caratterizzata dalla presenza di insediamenti umani fondati sulla coesistenza e la coabitazione hanno ispirato Saraceno per la creazione di un’installazione che prosegue la sua ricerca sui ragni e le ragnatele, simbolo delle relazioni tra uomo e ambiente.
L’opera è collocata all’interno della Chiesa della Madonna del Carmine che in origine faceva parte del convento dei Carmelitani per poi essere inglobata, dopo l’abbandono da parte dei padri, nel Seminario realizzato dall’Arcivescovo Vincenzo Lanfranchi nel 1688. A destra dell’altare maggiore, in commesso marmoreo, opera del napoletano Domenico Antonio Troccoli, datato 1744, che ospita la tela di Domenico Mondo raffigurante la Madonna che porge la stola a San Simone Stock, è posto un confessionale ligneo neorinascimentale modificato dalla presenza di ragni sulla struttura. Un grande aracnide è posto sul fastigio del compartimento del sacerdote e ragni e ragnatele sono raffigurati sulle vetrate policrome. All’interno del compartimento sacerdotale si trova una ragnatela, che emette vibrazioni a bassissima frequenza (6 hertz) non udibili dall’orecchio umano, visibile attraverso la finestrella confessionale, che lo divide dal compartimento del penitente, o attraverso una grata sulla porta d’accesso.
L’accesso al confessionale non è più quindi rito di passaggio dal peccato alla redenzione attraverso la penitenza ma occasione per percepire la saggezza ancestrale dei ragni. La ragnatela, infatti, non è soltanto un dispositivo di caccia ma anche un habitat e uno strumento comunicativo, sistema percettivo e sensoriale attraverso cui i ragni inviano e ricevono vibrazioni e si connettono con il mondo.
Comunicando l’importanza che gli invertebrati rivestono per l’equilibrio degli ecosistemi, nonostante la loro esistenza sia minacciata dall’uomo, l’installazione invita alla convivenza di tutte le specie presenti sulla terra. La visione di Saraceno, infatti, è basata sul concetto, sostenuto dalla filosofa e attivista Donna Haraway, di natura simpoietica e si fonda sul kin, la parentela. Secondo l’artista, la natura di ciascun essere vivente si evolve, infatti, insieme a quella degli altri e solo attraverso la reciprocità è possibile ipotizzare uno sviluppo condiviso fondato su nuovi stili di vita e comportamento che non pregiudichino la salute del Pianeta.
Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories è parte del più ampio progetto Arachnophilia di cui fanno parte lavori come Galaxies forming along Filament, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web, in mostra alla Biennale di Venezia del 2009, o Billions (Working Title) del 2010, installata presso la Bonniers Konsthall di Stoccolma, ed è il primo atto di una collaborazione tra l’artista e la Fondazione Matera Basilicata 2019 e il Museo Nazionale di Matera, a cui ne seguirà un secondo nella primavera del 2024 che prevede la pubblicazione di un libro con pensieri di filosofi, artisti, scrittori e aracnologi.
Matera è stata scelta come uno dei luoghi del progetto, non a caso, perché in queste latitudini miti, cerimonie, rituali, culti e celebrazioni raccontano di venerazioni di ragni e ragnatele.
Ma anche perché, come ha riferito l’artista «è la città al mondo in cui gli insediamenti umani interspecifici, fondati sulla coabitazione e coesistenza non si sono mai interrotti. Il popolo dei ragni che vive negli ipogei è un bioindicatore dei cambiamenti climatici, quando loro scompariranno la vita non sarà più possibile per nessuno» . Situando qui la sua opera Saraceno ci mostra che la costruzione del futuro risiede nella riscoperta delle antiche forme di saggezza da quella dei ragni a quelle che in luoghi come Matera continuano a tramandarsi ininterrotte.
Roberta Copeta e Stefania Galante
Biografia
Nato a San Miguel de Tucuman, in Argentina, nel 1973, Tomás Saraceno ha studiato architettura all’università di Buenos Aires, e alla Staedelschule di Francoforte, diretta all’epoca da Daniel Birnbaum (curatore della 53esima Biennale di Venezia), con Peter Cook, membro del gruppo d’avanguardia Archigram, poi nel 2003 allo IUAV di Venezia. Ha partecipato con le sue installazioni a diverse Biennali di Venezia (2001, 2003, 2009, 2019, 2021) e alla Biennale di San Paolo del 2006. Le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo. Il suo lavoro è caratterizzato dalla ricerca scientifica e multidisciplinare (dall’etologia all’ingegneria, geometria, antropologia, aerodinamica e filosofia) e da una dimensione collaborativa dell’opera centrata sull’impatto ambientale e gli effetti del cambiamento climatico.
LIFE(S) OF WEBS, ARACHNOPHOBIAS, ARACHNOPHILIAS, AND OTHER STORIES DI TOMÁS SARACENO
Installazione permanente
Chiesa della Madonna del Carmine, Palazzo Lanfranchi, Matera
PIAZZA G. PASCOLI, 1
orari di apertura
Dal Lunedì alla Domenica
Dalle 9 alle 20
(ultimo ingresso: ore 19:00)
Chiuso il martedì
per le foto di Stefania Galante si ringrazia il Museo Nazionale di Matera per l’uso delle immagini
Rosaria Copeta e Stefania Galante è la sintesi della collaborazione, nata a Matera nel 2020, tra Rosaria Copeta, designer, e Stefania Galante; architetto. Hanno, inizialmente, realizzato una serie di cicli di incontri dedicati al Design all’interno dell’Istituto del Design di Matera che ha visto come protagonisti, tra gli altri, Emanuele Magini, Stefano Follesa e Giulio Iacchetti. Hanno poi ampliato l’attività in una serie di produzioni che le ha portate a vincere il bando Disegni + del Mise, con il progetto Muschi e Licheni sviluppato dallo Studio srl e realizzato dell’azienda Ecade srl. Nel 2022, hanno partecipato al convegno “Il benessere dentro e fuori”, tenutosi a Bari, con il contributo Ricucire l’anima: il design per la cultura della cura. il caso made in carcere, di prossima pubblicazione, e hanno pubblicato il contributo Il design per narrare culture: la cassa armonica, negli ANNALI-IFOR_N.3-1. Recentemente hanno curato la mostra Cruciale. 26 croci di Giulio Iacchetti a Matera, tutt’ora in corso.