Alla luce dell’esigenza di adeguare le infrastrutture tecnologiche delle chiese, si avverte sempre più la necessità di affrontare il tema dell’illuminazione attraverso la formazione di una cultura che interpreti correttamente i principi corrispondenti alle funzioni e ai significati che tali spazi hanno.
In questa ottica si pone il seminario specialistico “L’illuminazione delle chiese tra tutela, valorizzazione e innovazione tecnologica” in programma sabato 11 marzo dalle ore 14,30 ed organizzato da Koinè Ricerca in occasione della XVII edizione di Koinè – rassegna biennale internazionale di arredi, oggetti liturgici e componenti per l’edilizia di culto in programma a Vicenza dall’11 al 14 marzo 2017. Gli argomenti che verranno trattati mirano a considerare la complessità del tema e le molteplici sfaccettature che esso comporta: dalla scelta dei corpi illuminanti, alla rete delle infrastrutture, per arrivare ad una corretta gestione e manutenzione degli impianti.
Tra i relatori che interverranno alla giornata formativa e che vantano una ricca esperienza nel mondo dell’illuminazione delle chiese, oltre ad avere sviluppato sul tema un vasto corpus di ricerche, abbiamo intervistato Giorgio Della Longa, architetto, componente del comitato scientifico che ha curato le Linee Guida sull’illuminazione delle chiese (AIDI, 2010), membro della Consulta dell’Ufficio Liturgico nazionale della CEI, autore dell’illuminazione di importanti edifici religiosi sul territorio nazionale.
- Nel ricco programma di formazione di Koinè Ricerca si tratterà anche di chiese e luce artificiale. Il programma anticipa il confronto tra diversi criteri progettuali: da una parte, il nascondere prediligendo l’invisibilità dei corpi illuminanti, dall’altro il mostrare, il mettere in vista le componenti tecnologiche utilizzate. Quale percorso seguire?
Tutti i percorsi sono leciti. Al tempo stesso, nessun percorso è da seguire a priori. Sbagliato sarebbe imbrigliare il tutto in modelli risolutivi; non ci sono scelte tipologiche prêt-à-porter. Ogni edificio necessita di un approccio critico per valutare quello che si può offrire in termini di soluzioni impiantistiche e di illuminazione. Si tratta di analizzare il contesto, individuare i vincoli, gli impedimenti e le opportunità che il singolo edificio offre. Mettere in un cassetto quanto potrebbe andare in conflitto con il contesto, accettare e valutare quanto ritenuto plausibile, in altre parole, progettare l’illuminazione.
Detto ciò dobbiamo aggiungere che se ci troviamo in contesti storici sarebbe sbagliato dimenticare il ruolo che hanno avuto gli apparecchi in vista, lampade e candelabri, quali elementi capaci di interagire con l’habitat cultuale. Pensiamo ad esempio alle lampade pendenti nelle chiese dell’Oriente cristiano. Al contrario, se si tratta di interventi in chiese contemporanee, il regime vincolistico viene meno; la libertà può essere incondizionata al punto da rinunciare ad ogni apporto fornito da apparecchi in vista per promuovere unicamente le superfici illuminate. In questi casi c’è la possibilità, che le chiese del lontano e recente passato non ci possono dare, che il progetto della luce si confronti da subito col progetto dello spazio cultuale; che l’uno e l’altro si integrino e valorizziamo a vicenda.
Osservo inoltre che se da un lato le chiese storiche sono state spesso private degli apparati di luce del passato, una sorta di profilassi dello spazio cultuale inteso come complessità, nel progetto del nuovo si assiste ad un tendenza molto diffusa di proporre lampade pendenti con una insistenza che definirei quasi nostalgica, per quanto legittima. È un fenomeno contradditorio da indagare con attenzione.
- Quali sono oggi le ritualità, religiose e laiche, che hanno più necessità di essere illuminate rispetto a quanto si faceva in passato?
Ci sono necessità rituali che non differiscono da quelle dei nostri padri a partire dalla complessità anche in termini di luce della notte della Pasqua. Questo significa che, nel calendario dei riti serali o notturni, nulla è cambiato rispetto al passato. Anzi, oggi sarebbe meglio spegnere qualche maldestro proiettore, articolare la luce dei riti e dare spazio sopratutto al buio – a cui non siamo più abitatati – e al silenzio. Escluse le poche ritualità notturne e serali, le comunità cristiane si radunavano in chiesa nella mattina delle feste comandate e non, come ora, nelle ore serali, anticipando o posticipando i riti profani della domenica. Per questa semplice ragione le chiese, oggi, hanno maggiore necessità di essere illuminate artificialmente rispetto al passato.
Inoltre, l’asticella del fabbisogno viene spostata sempre più in alto, in primo luogo perché oggi la luce artificiale è diventata sin troppo abituale, alla portata di tutti in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, dentro e fuori casa. Viviamo in città illuminate, fatto che ha risvolti positivi per tante ragioni ma in genere, purtroppo, sono illuminate tanto e male. Parrebbe strano che nella notte rischiarata a giorno della città del consumo, nel momento in cui entriamo in chiesa, nell’edificio della luce, la luce artificiale debba venire a mancare. Ma se applicassimo acriticamente quel modello saremmo costretti ad aumentare la quantità di luce nelle chiese portandola sempre più in alto, senza ragione.
In crescita è pure la richiesta di illuminazione artificiale a garantire una degna fruizione delle opere d’arte presenti all’interno delle chiese. Si tratta dell’esigenza di valorizzare un patrimonio che in molti casi scompare nelle tenebre più profonde quando il sole si nasconde. La fruizione culturale e turistica delle nostre tante importanti chiese, richiede la giusta attenzione in termini di visibilità del patrimonio culturale. Insomma, per un verso o l’altro, la richiesta di luce pare inesorabilmente in crescita.
- Qual è lo stato dell’arte in fatto di corpi illuminanti?
Credo sia difficile fotografare uno stato dell’arte perché l’evoluzione tecnologica e l’offerta sono tutt’altro che statiche. Al contrario a mia avviso sono sin troppo in divenire. Come quando nuovi computer prima, nuovi telefonini poi, soppiantavano quelli da poco comprati. Il LED ha reso obsolete le altre tecnologie. Non sempre a ragione, si dovrebbe osservare. Di fatto però stiamo vivendo la stagione del LED e dobbiamo cercare di viverla al meglio. Le enormi risorse della tecnologia LED offre ampie risposte anche nel campo dei beni culturali. Dipende, come sempre, dal come i nuovi prodotti vengono usati.
Entriamo in chiese male illuminate da precari o superati sistemi di luce ma qui e là, dove maggiormente si avverte la necessità, spuntano proiettori con al centro la piastrina gialla bene in vista, che riversano improbabili quantità di luce nel luoghi celebrativi privilegiati. Apparecchi che l’installatore ha rimediato tra gli stock nei reparti a basso costo dei distributori; modelli buoni forse per magazzini e sottoscala, non certo per le chiese. Proiettori aggrappati ai pilastri che fronteggiano gli altari in posizioni tanto prossime a terra da non necessitare di lunghe scale e trabatteli per la posa; proiettori che, quando accesi, sono in grado di mettere a dura prova ogni buon apparato visivo di poveri preti costretti a celebrare quasi fossero sottoposti ad un interrogatorio.
Il tutto per dire che la tecnologia è li a portata di mano ma bisogna sapere discriminare, bisogna saper valutare in termini di qualità di prodotti, di coerenza rispetto ai luoghi e agli usi, di compatibilità, di prestazioni e, naturalmente, anche di costi. Soprattutto in termini di rapporto qualità/prezzo, perché sappiamo bene che, tolto qualche fortunato caso, il denaro non è mai abbastanza per consentire di usare il meglio che la tecnologia e il mercato ci offrono. Io sostengo che il lavoro del progettista della luce in ambito ecclesiastico è un lavoro di mediazione, di grande mediazione. La mediazione può essere virtuosa, offre certamente delle risposte, ma anch’essa è frutto di un progetto. Purtroppo, il progetto è nella stragrande maggioranza dei casi il grande assente.
- Il ruolo del lighting designer risulta fondamentale per il progetto architettonico, sia esso per chiese storiche che di nuova costruzione per evitare “progetti fai da te”. A suo parere, qual’è la situazione italiana in merito.
Posso rispondere citando la risposta che ho dato alla rivista LUCE, organo di AIDI, Associazione Italiana di Illuminazione: L’esperienza mi porta a dire che in Italia si dovranno compiere passi da gigante. Non si tratta di difesa corporativa; mi interessa il peso che nel progetto deve essere dato alla luce. Spesso – anche se non mancano i casi contrari – vengo coinvolto per rimediare a mancanze o danni causati, in sostanza, dall’assenza di un progetto. Un coinvolgimento tardivo, a giochi fatti, in cui il progetto assume le sembianze di un intervento di pronto soccorso. Sono convinto che difetti una coscienza diffusa sul ruolo costitutivo del progetto della luce e non solo nell’ambito degli edifici religiosi che mi riguarda più da vicino. Solo incidentalmente, infatti, qualche responsabile prende coscienza che manca qualcosa per raggiungere lo scopo e quasi sempre tardivamente. AIDI ha promosso una importante iniziativa sulla luce nelle chiese cui ho avuto l’onore di partecipare. Le Linee guida pubblicate sono molto esplicite riguardo alla corretta procedura da intraprendere ma sono purtroppo largamente disattese.
PROGRAMMA
Illuminazione-OKIl seminario è organizzato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana, l’Ordine degli Architetti P.P.C. della provincia di Vicenza e l’Ordine degli Ingegneri di Vicenza.
Per partecipare all’evento formativo è indispensabile la preventiva iscrizione mediante i portali http://corsi.ordinearchitetti.vi.it/ per gli architetti, www.isiformazione.it per gli ingegneri. Per il riconoscimento dei C.F.P. è obbligatoria la presenza per tutta la durata dell’evento.
Si informano i lighting designer, i responsabili degli uffici dei Beni culturali delle Diocesi, le soprintendenze, i tecnici di aziende produttrici e installatrici di impianti d’illuminazione nelle chiese, gli economi delle congregazioni e gli altri interessati al Seminario che possono iscriversi attraverso il sito di Koinè Ricerca www.koinericerca.it
L’immagine di copertina ( Duomo di Gemona) è per gentile concessione dell’arch. Giorgio Della Longa. Tutti i diritti riservati.
La foto dell’arch. Giorgio Della Longa è tratta da www.luceweb.eu
Per info: https://www.koinexpo.com/it/