LUOGHI DI COMUNITÀ
Ricerca e sperimentazione per un complesso parrocchiale nella Milano di domani tra socialità, culto e identità
Il presente lavoro di tesi magistrale, discusso al Politecnico di Milano lo scorso aprile, è nato nell’ambito di una ricerca dottorale, in corso, in merito al ruolo dei complessi parrocchiali nella città contemporanea. Il punto di partenza della riflessione, sulla quale Cecilia Boniolo, Camilla Ferrari e Maddalena Nava hanno costruito la loro sperimentazione, è quello di osservare come i complessi parrocchiali milanesi, realtà profondamente radicate nel tessuto storico-urbano, stiano passando oggi attraverso una inevitabile fase di riconsiderazione e, in diversi casi, di trasformazione fisica. La ricerca si interroga sul fatto se tali complessi permangano come cuore aggregativo dei quartieri, che tipo di servizi offrano alla comunità sociale e se i loro spazi siano o meno adeguati agli scopi, in una società dove l’appartenenza territoriale è sempre più fluida e dunque quella parrocchiale appare sempre più debole. La ricerca si scontra con la sostanziale mancanza di dati a riguardo, che le studentesse hanno avuto forza di reperire personalmente, scattando così una prima fotografia della situazione milanese, interrogandosi su come dovrebbe essere il complesso parrocchiale di domani e sperimentando le loro idee su un caso reale, su suggerimento dell’Ufficio Amministrativo della Diocesi di Milano e di Monsignor Giancarlo Santi.
Francesca Daprà – correlatore
I complessi parrocchiali nella storia ambrosiana e la Chiesa in uscita
Il lavoro di ricerca è stato condotto a partire da una breve ricognizione che ha permesso di osservare il mutamento degli spazi parrocchiali nella storia ambrosiana. Durante il cardinalato di Schuster, arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954, vennero realizzati spazi di grandi dimensioni che offrivano attrazioni quali i cine-teatri, le bocciofile ed altre strutture per lo svago. Sotto la guida dei cardinali Montini e Martini, dal 1954 fino agli anni ’80, nonostante il calo delle adesioni, si continuarono a costruire parrocchie, optando, tuttavia, per un ridimensionamento degli ambienti in relazione alla riconfigurazione dei programmi pastorali. Un’ipotesi di lettura e di reinterpretazione a tale regressione storica ci viene offerta da Papa Francesco, nel Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, in cui propone l’immagine di Chiesa in uscita affinché essa non sia più un luogo in cui si attende che le persone vengano, perché legate ad una tradizione, bensì una realtà dinamica tesa a rendersi presente nei diversi ambiti della vita, del lavoro, della scuola, dell’università e del quartiere.
Uno sguardo sulle parrocchie milanesi: suggestioni e tendenze
La seconda parte della tesi ha avuto l’intento di raccogliere alcuni dati significativi di carattere quantitativo che potessero fornire informazioni sull’uso reale dei complessi parrocchiali. Non esistendo dati certi e strutturati, eccetto un’analisi condotta dalla FOM (Fondazione Oratori Milanesi) nel 2015, con l’aiuto del professor Giorgio Vittadini, docente ordinario di statistica all’Università Bicocca di Milano, è stato messo a punto un metodo per la raccolta dati da utilizzare come base per un’analisi statistica.
E’ stato dunque selezionato un campione rappresentativo di 15 parrocchie e per ogni parrocchia è stata svolta un’analisi sul campo visitando e rilevando gli spazi, e una raccolta dati sui principali fruitori – stabili o di passaggio – e sulle attività. Un’intervista al parrocco o a chi da lui indicato è stata svolta per ogni complesso, ragionando sul rapporto della parrocchia con il quartiere, sulle attività svolte, gli spazi posseduti e la presenza dei giovani.
Dall’incrocio dei dati raccolti, descrittivi e numerici, è stato possibile definire un programma di utilizzo dello spazio collegato a orari e a diverse tipologie di utenza e ricavare alcuni input sul livello di partecipazione e incidenza di questi complessi sul quartiere.
In linea generale, il risultato delle indagini ha mostrato innanzitutto che l’utenza media della parrocchia, rispetto al numero degli abitanti della stessa, è molto bassa. Si nota una frequenza più assidua nella periferia rispetto alla zona intermedia e al centro, probabilmente perchè, in alcune aree più che in altre, la parrocchia è ancora un punto di riferimento per i suoi abitanti. Si è notato inoltre un un forte nesso tra gli spazi disponibili e i frequentanti le celebrazioni e le altre attività della parrocchia, dove gli spazi sembrano costruiti esclusivamente per chi frequenta abitualmente, e sovente prescindono dalla situazione del quartiere intorno.
Il manifesto della parrocchia 2.0
Dalla rielaborazione dello studio campionario di quindici complessi parrocchiali è derivato un documento manifesto che tenta di fornire alcune indicazioni che sono stare ritenute utili alla progettazione di un complesso parrocchiale contemporaneo, volto soprattutto all’integrazione dell’attuale funzione di oratorio ad altre attività e a una maggiore apertura verso il quartiere. Questo significherebbe primariamente integrare funzioni del quartiere al suo interno per rispondere a un’utenza diversificata e, in termini architettonici, presentare flessibilità di tipo spaziale e funzionale per potersi adattarsi nel tempo alla situazione del suo intorno.
La sperimentazione progettuale a Bruzzano
La parrocchia della Beata Vergine Assunta nel quartiere di Bruzzano, a Nord di Milano, è stato il campo di applicazione della sperimentazione progettuale. Il sito di intervento consta di due lotti separati: la chiesa storica di Bruzzano e il terreno dell’attuale oratorio, distante 150 m dalla prima. Da un focus-group con persone del posto e dall’esperienza maturata durante i sopralluoghi, sono nate suggestioni che, insieme alle indicazioni formulate nel manifesto, hanno portato alla definizione delle azioni progettuali. Entrambi i lotti presentano confini molto netti -delle vere e proprie “barriere” da abbattere- che limitano la possibilità di relazione tra la strada e le funzioni interne al lotto. La strategia è volta ad aprire queste possibilità, destinando proprio sul confine le nuove attività che si inseriscono nei due lotti. Sul lotto della chiesa storica si è deciso di intervenire valorizzando i manufatti esistenti secondo una logica di annessione, limitando le demolizioni, e dando più chiarezza gerarchica alle pertinenze degli edifici insistenti sul lotto, definendo una fascia privata, una semi privata e una pubblica.
Sul lotto dell’oratorio, è stata sviluppata la definizione spaziale per il complesso parrocchiale 2.0, lavorando sul bordo che diventa confine vissuto: ai due edifici esistenti della scuola materna e del c.d.d. è stata affiancata una pista da skate, adiacente al nuovo accesso al parco nord, un atrio, da cui avviene l’ingresso all’intero complesso, uno spazio-casa con le aule annesse, i laboratori e un centro sportivo. All’interno della macchia verde nel lotto è stata inserita una piccola cappella, a servizio dell’oratorio ma concepita per essere parte del parco nord, entrando dunque a far parte della sfera più pubblica. Il vasto programma funzionale e l’organizzazione spaziale sono stati concepiti per poter accogliere attività diverse che rispondano alle varie tipologie di utenze coinvolte.
In conclusione, il nostro lavoro ha tentato di delineare una traiettoria che mira al rafforzamento del legame tra chiesa e quartiere nella realizzazione di spazi comunitari, custodi di un’identità chiara, ma aperti a tutti.
Cecilia Boniolo, Camilla Ferrari, Maddalena Nava
Politenico di Milano, Corso di laurea Magistrale in Architettura
aa 2017/2018
Relatore: Maria Pilar Vettori
Correlatori: Francesca Daprà, Giorgio Vittadini