Il Master in Progettazione degli Edifici per il Culto, organizzato in forma congiunta dalla Sapienza e dalla LUMSA – Roma, di cui Stefano Mavilio è il coordinatore didattico e scientifico, è stato avviato a maggio del 2014. Giunto ormai alla sua quinta edizione pur se con nomi diversi, ha prodotto i primi risultati con la consegna del laboratorio progettuale afferente il primo trimestre, avente per tema il disegno di una funeral home, con annessa cappella del commiato. Il secondo trimestre prevede invece la formulazione del progetto di una Chiesa di rito ortodosso, e -per l’ultimo trimestre- è prevista infine l’elaborazione della tesi del Master, per la quale si affronterà il tema più complesso e impegnativo di un complesso parrocchiale.
a cura di Lucia Ferroglio, Ph.D Sapienza Università di Roma
La struttura della funeral home è composta di tre ambiti spaziali e funzionali distinti: uno -di natura pubblica- dove si allocano le funzioni commerciali (più propriamente quelle relative alla cosiddette onoranze funebri) e di ristoro; uno più tecnico, dove si trovano i locali presso i quali vengono effettuati le operazioni di conservazione e preparazione delle salme (tanatoestetica); il terzo di natura semi-pubblica, dove si svolgono i riti di commemorazione e di commiato. Per i tre ambiti devono essere previsti percorsi separati. Il primo ambito, riservato alle funzioni pubbliche, è libero da prescrizioni. Il secondo, destinato ai locali tecnici, prevede uno sviluppo in pianta piuttosto semplice, che consiste nella successione di locali comunicanti, legati da un percorso interdetto al pubblico, accessibile solo agli addetti. Il terzo ambito, per il commiato e la commemorazione, necessita di maggiore protezione; il nucleo, composto da una o più camere ardenti, ad uso dei <dolenti>, è preceduto da uno spazio di filtro, tra le aree ad accesso libero e quelle a maggiore “intimità”. Inoltre -ove possibile- si dovrebbe sempre garantire la comunicazione fisica e visiva con la natura, attraverso l’inserimento di patii, ciascuno destinato ad una singola camera ardente.
Le aree di progetto assegnate agli studenti per il tema della funeral home, sono due. Una è sita in Roma in adiacenza al Cimitero Laurentino, in località Trigoria, a sud del raccordo anulare. L’altra nel Comune di Concordia sulla Secchia in provincia di Modena, collocata a ridosso del fiume.
ROMA
I progetti sviluppati nell’area di Roma, in adiacenza al Cimitero Laurentino, tengono in considerazione le forme del paesaggio naturale che caratterizza il sito, mosso dalle tipiche colline del territorio laziale, partecipandole al punto da “catturarle” in forma di patii e giardini.
Nel progetto di Cristina Tartaglia, il disegno planimetrico rivela morbide curve che assecondano le linee altimetriche e si concludono raccordandosi con il disegno del cimitero pre-esistente. Il cilindro inserito come cuore dell’impianto, è l’unico volume che emerge da un sistema semi-ipogeo, con forma di parallelepipedo, che prende luce attraverso operazioni di scavo del suolo, secondo le morbide linee della planimetria. La forma ieratica del cilindro, rappresenta l’elemento di richiamo all’esterno. È definito da un doppio involucro: uno più rarefatto, quasi trasparente, che ospita le funzioni pubbliche dell’atrio e del ristoro; uno più compatto e opaco che ospita la cappella. Il parallelepipedo, incastrato nel suolo, ospita le funzioni legate ai riti di commiato al piano terra, e i locali tecnici al piano inferiore. La successione delle camere ardenti servite dai patii, definisce un disegno in pianta molto regolare, scandito dagli elementi strutturali del parallelepipedo.
Ylli Taci ripropone la stessa scelta del precedente progetto relativamente all’impatto visivo del progetto: questo si sviluppa in modo semi-ipogeo, con l’eccezione di un elemento emergente rispetto al piano di campagna, che si presenta come una doppia vela dalle forme iperboliche, sotto le quali troviamo la cappella. Il segno della vela che si innalza dalle linee del terreno allude anche al significato simbolico di <porta>. La pianta sviluppa linee curve, porzioni di cerchi concentrici, che abbracciano il centro della piazza – anch’essa circolare – che precede la cappella, quasi a generare un effetto di irradiamento della piazza stessa, fulcro dell’intero impianto. Negli spessori delle linee concentriche più lontane e dunque protette contro terra, trovano spazio le camere ardenti, sempre accompagnate da patii, e da questi illuminate.
Le linee altimetriche sinuose del paesaggio circostante, si spezzano nel progetto di Riccardo Pagnanini, definendo un sistema articolato su più livelli. Attraverso l’irrigidimento delle linee altimetriche si definisce il segno che corrisponde al terrazzamento, attraverso cui si supera il dislivello naturale del terreno. I volumi principali dell’impianto, incastrati nel suolo così terrazzato, si affacciano sul panorama come cannocchiali che inquadrano scenari di natura tutti diversi. In ognuno di essi trova luogo una delle funzioni principali, tra cui la cappella e le camere ardenti; nello zoccolo di terra in cui i volumi sembrano incastrati, si sviluppano i percorsi per gli addetti e i locali tecnici. Un sistema articolato di giardini e patii si insinua tra i volumi, integrando la struttura al contesto naturale.
CONCORDIA SULLA SECCHIA
La seconda area di progetto è sita nel Comune di Concordia sulla Secchia a ridosso del fiume, sulla sponda opposta rispetto al centro urbano. L’area presenta un andamento altimetrico piuttosto irregolare, legato ai margini del fiume, e gode della vista dell’intera città di Concordia.
Nel progetto di Virginia Cosenza, un sistema a pettine si innesta nel suolo rivolgendo lo sguardo verso il fiume e il nucleo abitato che si sviluppa al di là di esso. Il sistema a pettine – come un codice a barre – definisce spazi a sezione variabile, all’interno dei quali si insinua il verde. I setti che strutturano l’intero sistema sono ipotizzati di materiali diversi, ora più opachi ora più evanescenti, di volta in volta a proteggere lo spazio interno, oppure a metterlo in relazione con l’esterno. Tra i setti, come fossero rotaie, viaggiano i volumi delle funzioni principali, che scorrono avanzando e arretrando, in un’alternanza di vittorie e sconfitte nel conflitto con la natura che avanza.