I MUSEI CIVICI DI PAVIA

I Musei civici di Pavia, ospitati dalla metà del XX secolo nel magnifico Castello visconteo, offrono al visitatore un lungo percorso tra opere d’arte, a partire dai reperti archeologici di Ticinum (il nome di Pavia in età romana) fino ai primi decenni del Novecento.

Tra le sale più splendidamente allestite al pianterreno, si segnalano le testimonianze di Pavia altomedievale, capitale del regno degli Ostrogoti prima e dei Longobardi poi, oltre che importante centro carolingio: i plutei istoriati con i draghi alati e l’albero della vita e con i pavoni che fiancheggiano il calice, provenienti dal monastero di Teodote, le crocette auree longobarde, le epigrafi funerarie contornate di motivi fitomorfi  finemente scolpiti, il vaso reliquiario da San Teodoro sono solo alcuni esempi del ricco patrimonio conservato.

La sezione romanica, poi, accoglie resti monumentali delle tante basiliche costruite in Pavia appena dopo l’anno Mille e distrutte nel XIX secolo: paramenti murari dipinti, colonne e capitelli, portali a fasce decorate delle cattedrali gemelle esistenti sul luogo dell’attuale Duomo, l’intero apparato di capitelli scolpiti con guerrieri e scene di lotta tra il Bene e il Male dalla chiesa di San Giovanni in Borgo; e poi ancora grandi mosaici pavimentali – realizzati con i sassi del Ticino-  con rappresentazioni bibliche, raffigurazioni dei Vizi e delle Virtù, storie dei Santi (La Passione di Sant’Eustachio), provenienti da Santa Maria delle Stuoie, Sant’Invenzio, Santa Maria del Popolo.

Ancora da segnalare, al piano terreno, il grande affresco staccato all’inizio del  ‘900 dal catino absidale della chiesa (in seguito distrutta) di Sant’Agata al Monte , poi trasferito al Museo di Filadelfia e infine restituito alla città originaria: sono raffigurati l’Incoronazione della Vergine e, nel sottarco, i  Quattro Dottori della Chiesa. Concludono il percorso le sale dedicate alle opere di maestranze attive, tra fine ‘300 e ‘500, anche nel cantiere del monastero della Certosa: alla scuola dei fratelli Mantegazza e alla cerchia di Amadeo si devono l’edicola marmorea della Pietà e le formelle provenienti dal chiostro della basilica di San Salvatore, magistralmente scolpite con Storie dell’antico Testamento.

Le Pinacoteche – quella antica intitolata al marchese Luigi Malaspina, fondatore dei Musei pavesi, e quella del XVII e XVIII secolo – sono collocate al primo piano ed espongono dipinti provenienti dal colto collezionismo e celebri  pale d’altare, opere di prestigiosi artisti: si inizia dalle preziose tavolette a fondo oro, di fine 200 (anche altaroli portatili), e si prosegue con un capolavoro del Bergognone – Cristo seguito dai Certosini-, con la ben nota Pala Bottigella, dipinta da Vincenzo Foppa per la cappella della nobile famiglia omonima nella chiesa di San Tommaso, con la dolcissima Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, con la serie di soggetti sacri dei pittori della cerchia di  Leonardo; si prosegue poi con i dipinti devozionali dei maestri del Barocco lombardo – i Procaccini, Nuvolone, Daniele Crespi- per giungere ai guizzanti monocromi di Magnasco e alle due pale di Antonio Magatti, splendidi esempi di barocchetto lombardo.

Nell’ultimo piano, la Quadreria dell’Ottocento – recentemente riallestita- presenta suggestive scene tratte dalla Bibbia di Picco, di Pasquale Massacra e di Cherubino Cornienti, una sala interamente dedicata alla pittura sacra, mentre nell’adiacente Collezione Morone si segnala il bozzetto del dipinto Fienile, in cui Pellizza da Volpedo aveva dato un’originale interpretazione  del tema della Carità cristiana.

Nella Gipsoteca e sezione di Scultura moderna molte sono le opere di soggetto religioso di destinazione prevalentemente funeraria, dovute ad artisti lombardi quali Giovanni Spertini e Romolo Del Bo; una vetrina ospita i modelli di medaglie realizzate da Emilio Testa per i papi.

Susanna Zatti





Come raggiungere il museo


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