Museo Arte Sacra Città
a cura di G. Gualdrini, pp. 524, Edizioni Edit
La scrittura di questo volume ha accompagnato l’ultima parte dei lavori di restauro condotti nel Palazzo Episcopale di Faenza al fine di ospitare il Nuovo Museo Diocesano. Nell’introduzione l’architetto Giorgio Gualdrini, autore dell’intervento nonché curatore del volume, scrive: “Non sono uno storico ma, come ogni architetto che fa progetti di restauro, molte volte ho incrociato la storia. La storia non è fatta solo di documenti scritti con inchiostro nero su un foglio bianco, è fatta anche di pietre: storia pietrificata appunto. C’è un libro di Carlo Levi che si intitola Le parole sono pietre. Mentre lavoro frugando nei muri degli antichi edifici di frequente mi capita di invertire quei termini. Pietre narranti sono le pietre della vecchia città e di quella narrazione mi piace cercare anche i frammenti rimasti nascosti sotto l’intonaco consumato dal tempo. Lì le epoche stanno ancora avvinghiate in una sorta di torpore che ha atteso secoli prima di essere interrotto dalla percussione di uno scalpello. Quando, intorno al 1330, i pittori di scuola riminese-giottesca giunsero a Faenza per dipingere l’ampia Sala Superior del Palatium Episcopi forse pensarono che il loro grande affresco sarebbe rimasto lì per sempre. Lo sapevano bene: un affresco non è un dipinto su tavola né una piccola scultura che, fin dalla sua ideazione, contempla la possibilità di essere portata altrove. Lo stesso sentimento di durata dovettero provare i maestri muratori e i lapicidi che, diversi decenni prima, avevano rimodellato il palazzo episcopale ingentilendone la facciata meridionale con una doppia teoria di polifore. Come vedremo, non andò così. Poche sono le cose fatte per durare. Forse aveva ragione Eraclito. Panta rei os potamòs: tutto scorre come un fiume. Nel secondo decennio del cinquecento il vescovo e giurista Giacomo Pasi volle infatti rimodellare il Palazzo Episcopale rinnovandone l’antica immagine. Durante questa radicale ristrutturazione – non so se per premura o solo per velocizzare il cantiere – alcuni lacerti di polifora e di affresco restarono intrappolati dentro ai muri della Sala Superior. Dopo un sonno di cinquecento anni essi sono riaffiorati nel corso degli odierni lavori di restauro per essere poi restaurati e restituiti alla vista dei visitatori del Museo. Questo libro nasce dal ritrovamento di queste importanti tracce dell’età medievale ma prova a dire anche altro”.
C’è in effetti molto altro in questo corposo volume di 524 pagine. Prima di tutto la storia del Palazzo Episcopale di Faenza che già nel 2000 la professoressa Maureen C. Miller, dell’università californiana di Berkeley, aveva parzialmente analizzato nel libro “The Bishop’s Palace. Architecture and autority in medieval Italy”. Poi la narrazione dei complessi lavori di restauro degli ambienti da adibire a museo e la descrizione di un allestimento museale condotto dall’architetto con estrema discrezione e pulizia formale. Le principali opere d’arte sono qui presentate in ampie e documentatissime schede redatte dalla studiosa pisana Anna Tambini. Esse vanno dal ciclo di pitture parietali del XIV secolo alle icone veneto-cretesi, dalla cimabuesca tavola della Madonna della Celletta alle opere rinascimentali del fiorentino Biagio d’Antonio, dalle romaniche sculture in pietra calcarea al tabernacolo in pietra serena della bottega di Antonio Rossellino, dalle superstiti formelle del polittico di Santa Maria foris portam al volto lacerato di un Christus patiens della metà del Quattrocento. Da segnalare, infine, è l’ampia introduzione dell’architetto Gualdrini sul rapporto fra esperienze artistiche ed esperienze religiose; un rapporto scrutato sia negli articolati percorsi della storia passata, sia negli interrogativi sorti negli ultimi due secoli segnati da un lato dall’incedere della secolarizzazione e dall’altro dal forzato trasferimento di tantissime opere d’arte sacra dalle chiese ai musei.
Per gentile concessione dell’autore
Gualdrini-1-72-leggeroGIORGIO GUALDRINI, dopo gli studi liceali, si è laureato presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze. La sua attività professionale spazia dall’architettura sacra al restauro dei monumenti, dall’edilizia residenziale agli allestimenti museali. Recentemente ha curato il restauro e l’allestimento del nuovo Museo Diocesano nel Palazzo Episcopale di Faenza seguito dalla pubblicazione dei volumi “Museo, arte sacra, città”, “Dalle chiese al museo” e “The Diocesan Museum. Artworks and places”, in “Religion and Museums. Immaterial and material Heritage” (a cura di v. Minucciani, Allemandi Torino, London, New York). Dopo essersi aggiudicato il Primo Premio al “Concorso Nazionale per il riassetto del presbiterio della Cattedrale di Faenza” nel 2014 ha realizzato il nuovo altare, il nuovo ambone e la nuova cattedra episcopale. Ha ricevuto segnalazioni in concorsi internazionali di architettura ed esposto alla Triennale di Milano. Sue opere e scritti sono state pubblicati su numerosi libri e riviste specializzate, fra le quali Almanacco di Casabella, Parametro, La nuova città, Recuperare l’edilizia, Chiesa Oggi e la Rivista Internazionale di storia dell’arte e di arti liturgiche Arte Cristiana. Ha affiancato all’attività professionale una personale ricerca teorica nel campo della filosofia e della teologia. Ha inoltre affrontato i temi della storia urbana e del paesaggio rurale e ha scrutato il rapporto fra i bambini e la città pubblicando “Appunti per una urbanistica raccontata ai ragazzi” con prefazione scritta dall’architetto Giovanni Michelucci pochi mesi prima della morte.