Il Museo Civico di Casale Monferrato – istituito nel 1911 – è stato inaugurato nell’attuale sede dell’ex convento agostiniano di Santa Croce nel 1995. Al piano superiore è allestita la Pinacoteca con oltre duecento opere tra dipinti su tela e tavola, sculture, ceramiche e tessuti. La collezione si è arricchita nel corso del Novecento attraverso donazioni, acquisizioni e depositi e, nella sua eterogeneità, documenta l’evoluzione della cultura figurativa casalese e diviene testimone della ricchezza storico-artistica del territorio e del ruolo centrale occupato a lungo dalla città di Casale nel panorama nazionale ed internazionale.
Al piano terra, cinque grandi sale ospitano la Gipsoteca Bistolfi, luogo di grande suggestione che conserva i “materiali di lavoro” di Leonardo Bistolfi, scultore d’origine casalese, tra i maggiori esponenti del Simbolismo europeo tra Otto e Novecento. Sono oltre centosettanta le opere esposte tra terrecotte, disegni, plastiline, bozzetti e modelli in gesso, alcuni marmi e bronzi provenienti in gran parte dalla collezione del banchiere casalese Camillo Venesio, donata alla città nel 1958 e integrati, in seguito, con donazioni e opere in deposito dagli eredi dello scultore e da alcuni privati.
Tali materiali permettono di comprendere le diverse fasi del procedimento artistico dello scultore: dal bozzetto in terracotta in cui fissava con immediatezza la prima intuizione, al successivo bozzetto in gesso, al modello definitivo che concretizzava l’idea finale e costituiva l’effettiva realizzazione dell’opera, prima della sua trasposizione in marmo e bronzo.
Le opere esposte documentano l’articolato percorso artistico di Bistolfi: dagli esordi che lo legano alle esperienze lombarde coeve della Scapigliatura intervallate da piccoli gruppi di gusto verista fino all’elaborazione di un linguaggio proprio, in cui figura e simbolo daranno vita a una personalissima poetica che troverà riscontro in numerose committenze private e pubbliche, molte di queste legate alla scultura funeraria e celebrativa.
Come spesso accade in Italia, a un “contenuto” di alto livello si affianca un “contenitore” di altrettanto interesse e valore storico. Il Museo ha infatti trovato sede nell’antico Convento di Santa Croce, il cui primo nucleo ha origine nel XIII secolo con i padri Umiliati a cui subentrano i frati Agostiniani Conventuali che, nel XIV secolo, coll’appoggio dei Marchesi di Monferrato e della nobile famiglia Gaspardone, ampliano il convento e riedificano la chiesa, di cui, oggi, resta la struttura muraria perimetrale dell’edificio e la facciata settecentesca, opera di Magnocavalli, prospiciente sulla via pedonale.
Negli anni Settanta del ‘400 si insediano gli Agostiniani Osservanti di Lombardia i quali, con la donazione da parte di Guglielmo VIII Paleologo di un tratto delle mura e del rispettivo fossato, ampliano ulteriormente il convento. I lavori anche di abbellimento, specie nei chiostri, si susseguono tra ‘500 e inizio ‘600 fino al tardo Settecento con la ristrutturazione, al primo piano, dei dormitori e dell’aula capitolare. Nel 1801, con decreto del governo francese, il convento e la chiesa vengono soppressi: il convento è destinato a divenire Maison de la Mairie e la chiesa è smantellata di ogni arredo e destinata ad ospitare la Corte d’Appello. Diversi saranno le destinazioni d’uso nel corso della prima metà del Novecento del Convento e della Chiesa e fino agli anni Ottanta quando maturerà la volontà di intraprendere importanti lavori di ristrutturazione dell’edificio finalizzati a ripristinarne la funzionalità e farne sede museale.
Di questa storia secolare, oltre alla ripartizione degli spazi interni, resta traccia anche nelle decorazioni e, in particolare, quelle ad affresco che decorano le lunette dei due chiostri, ancora oggi abbastanza leggibili, seppur con qualche perdita e ammaloramento.
Le lunette del Chiostro grande sono state affrescate dal pittore monferrino Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e dall’alessandrino Giorgio Alberini, intorno al 1607-08, per volontà di Camillo Angelo Alghisi, priore di Santa Croce dal 1598 al 1603, grazie ai donativi delle famiglie nobili casalesi che vi apposero i propri stemmi. Non stupisce che in un convento di monaci agostiniani vi fossero dipinte episodi della vita e dei miracoli di San Nicola da Tolentino, il primo santo canonizzato dell’Ordine Agostiniano. Oggi, di questa impresa pittorica che constava in origine di 22 lunette, si conservano nove lunette strappate (di cui sette esposte nella cosiddetta “Sala delle lunette” al piano terreno del Museo e due collocate negli uffici) di cui in loco resta ancora visibile la “seconda pelle” degli affreschi dopo lo strappo eseguito dal restauratore Venceslao Bigoni nel 1915-1916.
All’interno del chiostro piccolo sono riemersi gli affreschi ritenuti perduti già a fine Ottocento con le scene della vita e dei miracoli del beato Giovanni Bono da Mantova (1168 – 1249), fondatore dell’Ordine degli Eremiti. Il frate, dichiarato beato nel 1483 da papa Sisto IV, fu caro ai Gonzaga che ancora nel 1585 intercessero invano a favore della sua canonizzazione. Fedele alla Regola di Sant’Agostino, ebbe il dono della profezia e di poteri taumaturgici e alla sua morte fu venerato come santo. Alla base di ogni lunetta vi è un’iscrizione in volgare, a volte non più leggibile, che accompagnava la lettura delle immagini permettendo la riconoscibilità e l’efficacia della catechesi e dell’exemplum dato dal beato.
Tra le iniziative che il Museo di Casale ha intrapreso negli ultimi anni, particolare attenzione è stata riposta nel rapporto con il territorio e con altre realtà analoghe e private, promuovendo e valorizzando non solo il patrimonio storico-artistico che conserva ma attivando azioni di tutela e restauro su beni di notevole interesse culturale, rendendoli fruibili al pubblico. E’ il caso del arazzo-paliotto cinquecentesco di manifattura fiamminga di proprietà dell’Arciconfranternita degli Angeli giunto in Museo, in deposito temporaneo, a seguito di un intervento restauro, in parte finanziato dall’amministrazione comunale.
La presenza del prezioso paliotto ad arazzo della Circoncisione nell’Oratorio del Gesù, offre una traccia importante per l’individuazione in area casalese dell’esistenza, già sin dal XVI secolo, di rapporti e scambi culturali con le Fiandre.
Fu il confratello Giovanni Francesco Cappello, raffigurato a destra insieme ad altri tre membri della confraternita mentre viene presentato da San Francesco d’Assisi a commissionare l’opera mentre si trovava ad Anversa, dove si era trasferito dal 1563, per svolgere l’attività di commerciante di stoffe all’ingrosso e a donarla all’Oratorio del Gesù nel 1574. Alcuni dettagli iconografici, come le figure di San Bernardino da Siena e di Sant’Evasio, patrono di Casale, inserite nella parte sinistra del paliotto, così come la presenza di uno scorcio urbano cinto da mura e costeggiato da un fiume, che nell’insieme ricorda idealmente il borgo casalese, con la presenza della Torre Civica, mettono in rilievo la volontà del committente di porre in risalto il proprio legame con la terra d’origine e con la confraternita di appartenenza.
E’ pensabile che, come avveniva di solito, per la realizzazione del paliotto il donatore avesse fornito all’arazziere fiammingo la descrizione della scena e dei soggetti da rappresentare per mezzo di uno o più cartoni d’arazzo dipinti da un artista a noi sconosciuto, ma certamente aggiornato sulla produzione pittorica italiana – in particolare su quella di area vercellese – e fiamminga dell’epoca, oltre che molto abile nel disegno e in grado di organizzare correttamente una scena così complessa rispettando sia le regole proporzionali che prospettiche.
Alessandra Montanera, conservatore del Museo Civico e
Gipsoteca Bistolfi di Casale Monferrato
Come raggiungere il museo
Museo Civico e Gipsoteca Bistolfi
Via Camillo Benso Cavour, 5
Casale Monferrato (AL)
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