PIO MONTE DELLA MISERICORDIA -JAN FABRE -L’ UOMO CHE SORREGGE LA CROCE

Jan Fabre, L’uomo che sorregge la croce

30 marzo-30 settembre 2019
curatore Melania Rossi
Pio Monte della Misericordia, via dei Tribunali 253, Napoli

 

Jan Fabre, L’uomo che sorregge la croce
Jan Fabre, L’uomo che sorregge la croce

 

L’artista belga Jan Fabre (Anversa, 1958) torna a Napoli con una mostra personale, dall’evocativo titolo Oro Rosso, che si snoda in quattro luoghi: il Museo e il Real Bosco di Capodimonte, lo Studio Trisorio, il Museo MADRE, e, infine, l’antico complesso monumentale del Pio Monte della Misericordia. Il lavoro esposto in quest’ultima sede, L’uomo che sorregge la croce (2015), è stato allestito al centro della chiesa barocca, nota soprattutto per lo straordinario dipinto di Caravaggio Le sette opere di Misericordia (1606-1607), che dalla confraternita fu commissionato, e che qui è da sempre custodito. Pur non trattandosi di una formulazione linguistica pensata appositamente per questo spazio, Fabre ne ridefinisce il cortocircuito semantico, ponendo l’opera in stretto rapporto col capolavoro caravaggesco: la scultura-autoritratto su piedistallo dell’artista, realizzata in cera a dimensioni naturali, volge il proprio sguardo in direzione della tela del maestro lombardo, sul cui asse visivo è posta anche la grande croce che la figura tiene in equilibrio sul palmo della mano destra. Richiamando le iconografie della Via Crucis, dove il sacro legno schiaccia le spalle martoriate del Cristo, l’artista belga elabora un’immagine nuova che denuncia una nuova condizione: la croce, che ora è tenuta in alto, in una posizione aerea, sembra non aver più peso. Essa è un’apparizione, una visione; tempo e gravità sono sospesi in un fulgore argenteo. Non v’è nessun dramma, bensì una riflessione tutta soggettiva – l’autoritratto ne è l’incarnazione più evidente – con cui la profonda e carnale umanità che emerge dalle tenebre del Caravaggio contrasta. Come scrive la curatrice della mostra Melania Rossi, L’uomo che sorregge la croce è “la rappresentazione dell’interrogarsi, è la celebrazione del dubbio”. Ciò con cui l’osservatore si confronta è esattamente la personalissima meditazione di Fabre, dove sottile ironia e lucida coscienza dell’universale si legano indissolubilmente.

                                                                                                                         Stefano Agresti

Stefano Agresti.  (Pescara, 1994), dottore in storia dell’arte contemporanea presso l’università di Roma La Sapienza e presso la SSAS Superior School of Advanced Studies dell’Univerità di Roma La Sapienza

le foto per gentile concessione del Pio Monte della Misericordia 

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