PROGETTARE PER IL SACRO: UNO STUDIO CHE SI TRASFORMA NEL TEMPO, DUE GENERAZIONI

Nel 1970 mio padre, Maurizio Momo, apriva il suo studio di architettura con l’amico Beppe Bellezza; nello stesso anno nascevo io. Nei primi anni, come sempre, si lavora nell’ambito del proprio territorio – è di questi anni il restauro del campanile dell’antica parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, Verzuolo – e i due giovani architetti proseguono il loro cammino accademico presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Torino, parallelamente alla presenza e al contributo dato da ciascuno nelle associazioni e nelle parrocchie di riferimento.

Nel 1978 avviene il primo vero contatto con l’architettura religiosa: e che contatto!

Chiamati dalla Diocesi e in particolare dall’ufficio liturgico guidato da don Aldo Marengo e dalla Commissione di arte sacra presieduta da Roberto Gabetti, Bellezza e Momo progettano l’allestimento della solenne Ostensione della Sindone nella cattedrale di Torino. L’ultima ostensione solenne risaliva al 1933 e per la prima volta le intenzioni erano quelle di esporre la Sindone come documento storico e non come reliquia. Numerose le incognite tecniche per l’esposizione, a partire dalle dimensioni della Sindone, al reperimento di un vetro lungo 5 metri, poi diviso in due parti, alla realizzazione di un presbiterio temporaneo ma anche formalmente e liturgicamente aggiornato. Un grande lavoro di squadra che porterà in 54 giorni circa 3 milioni di persone davanti al telo.

Parallelamente in particolare Maurizio porta avanti studi approfonditi sulla cattedrale e nel 1980 lo studio è incaricato dal Cardinale Anastasio Ballestrero del restauro e dell’adeguamento liturgico permanente della cattedrale. Gli arredi del presbiterio sono realizzati in travertino che si integra con il marmo di Susa di cui è costituito il Duomo. L’impegno sulla cattedrale prosegue negli anni successivi con la realizzazione della pedana mobile per cantori e lo studio per un nuovo organo.

Tra il 1980 e il 1983 si lavora per la Chiesa di Sant’Agnese, documento dell’architettura torinese della prima metà del Novecento: dopo un primo intervento conservativo si opera sull’aula della chiesa con linguaggio essenziale e contemporaneo trasformando, anche a detta dei fedeli che ancora oggi la frequentano, il luogo da un sacrario/mausoleo ad una “casa” per le celebrazioni parrocchiali. Con entusiasmo si progettano e realizzano negli anni seguenti la sopraelevazione del campanile, la realizzazione del sagrato e il recupero dei locali seminterrati ad uso dell’oratorio.

La seconda metà degli anni Ottanta vede impegnati, tra gli altri, sul cantiere del restauro della torre campanaria della Cattedrale; un cantiere legato essenzialmente alla conservazione dell’edificio che poi riprenderemo nel 2012-2014 per rendere percorribile la salita alla cella campanaria.



Negli anni Novanta ancora il restauro della chiesa castellamontiana di Lucento con l’adeguamento liturgico, il restauro della settecentesca cappella Pilotti sull’autostrada Torino-Pinerolo, unitamente al progetto di riuso per essere adibita a “museo ecologico” dell’area attraversata dal tracciato autostradale, e dal 1996 il restauro della cattedrale che si protrarrà per più di un decennio.

Nel 1995 l’amico e collega Beppe Bellezza viene a mancare ed io mi trovo, prima e forse diversamente da quanto previsto, a dare il mio contributo in studio. Si sta concludendo il progetto e stanno per iniziare i lavori di restauro della cattedrale, è in pieno fermento il processo progettuale del monastero Dominus Tecum di Prad’mill, sono in corso diversi restauri di chiese, solo per citare. In studio passano parroci, liturgisti, esperti, monaci che fisicamente progettano con noi. E’ un’esperienza difficile e entusiasmante.

Nel 1997 l’incendio della cappella della Sindone, e noi siamo lì: quella notte e subito dopo per capire, intervenire, salvare. E si decide comunque, anche se con una parte di Duomo inagibile, di confermare l’Ostensione della Sindone prevista per il 1998 a vent’anni da quella precedente. Realizziamo lo scudo tra la cappella e il Duomo con il grande telo dipinto a trompe l’oeil e iniziamo, con la collaborazione delle istituzioni il restauro di tutte le cappelle.

Il 1998 è un anno significativo: in Duomo fervono i restauri per potere allestire l’Ostensione e con l’occasione vengono aperti altri cantieri ad essa legati come il restauro del grande cortile settecentesco del Seminario Arcivescovile metropolitano e cominciano i primi interventi sulla chiesa inferiore della cattedrale, prima adibita a teatro, vinaio, depositi, tombe, ma che diventerà negli anni una chiesa seminterrata rinascimentale e poi la sede del Museo Diocesano di Torino.

Progettare per una Ostensione della Sindone è un’esperienza professionale, umana, organizzativa inimmaginabile: da una parte la componente più strettamente progettuale, in cui siamo stati affiancati da Gabetti e Isola, fortemente condizionata dall’agibilità ridotta della cattedrale, dall’esposizione di un oggetto poco visibile e estremamente delicato e misterioso, dall’altra il coordinamento con il gruppo di scienziati e di teologi che studiano e tentano di conoscere e conservare la Sindone. E ancora una chiesa di dimensioni relativamente ridotte che in una quarantina di giorni dovrà ospitare circa 3 milioni di pellegrini, di cui molti disabili, in sicurezza, con il giusto raccoglimento, magistralmente accolti da un gruppo di volontari eccezionali.

Un tema a sé è quello dell’architettura effimera religiosa, nel nostro caso legata in particolare alle ostensioni della Sindone e alle visite papali in città. Per le Ostensioni, oltre all’allestimento dell’interno della cattedrale, nel 1998 è stato realizzato un edificio provvisorio con funzioni di sacrestia che è restato in uso fino al 2014, nel 2000 è stato allestito un padiglione con funzione di cappella per l’adorazione e penitenzieria nella piazzetta reale e nel 2010 e nel 2015 all’interno del Palazzo Chiablese.

E poi le visite in città: Papa Giovanni Paolo al Palazzetto dello Sport e presso la Piazzetta Reale di Torino: nel 1988, in piazza Vittorio Veneto e in Duomo nel 1998, Papa Benedetto XVI in Duomo nel 2010 e Papa Francesco nel 2015. Anche in questo caso l’architettura si confronta con piazze e architetture auliche, con esigenze fisiche, di personalità, di sicurezza e liturgiche differenti in ognuna delle situazioni.



Dopo l’Ostensione del 2000 viene presa la decisione di conservare la Sindone distesa in una apposita cappella dotata di tutti i sistemi più avanzati per la messa in sicurezza e per la conservazione in atmosfera protetta: progettiamo questa nuova cappella e qualche anno dopo, tra il 2013 e il 2014, la cosiddetta “clean room” per gli interventi di ricognizione e studio sul lenzuolo.

Tra il 2001 e il 2005 ci avviciniamo nuovamente al tema dell’adeguamento liturgico del presbiterio della cattedrale, questa volta reso necessario dai danni dell’incendio: è ancora una volta un processo complesso, che parte dall’arcivescovo in carica e dagli organi deputati dalla Diocesi e si evolve nel confronto con liturgisti e spesso artisti. Tre cardinali hanno proposto tre approcci diversi al tema: con il cardinale Ballestrero si giunge a un linguaggio formale essenziale e moderno, lo studio svolto con Saldarini mira ad aggiungere allo stesso linguaggio sculture contemporanee fortemente evocative, in marmo, con il cardinale Poletto si arriva ad una soluzione di modifica dell’andamento della scalinata di accesso, semircircolare e alla realizzazione di altare, ambone e sede vescovile come sculture di bronzo.

Parallelamente, nello scetticismo generale, e grazie ai contributi per i danni dell’incendio, continuano i restauri della chiesa inferiore del Duomo, a tre navate come la superiore: si riescono a recuperare peducci e volte rinascimentali, emergono le preesistenze archeologiche di tre chiese paleocristiane e lentamente prende corpo l’idea di utilizzare questi spazi per il Museo Diocesano, ancora non esistente.

Il nostro ruolo si amplia, da progettisti e tecnici a parte effettiva del comitato scientifico del costituendo museo, partecipando in modo attivo e nel confronto con i colleghi con il direttore fondatore don Luigi Cervellin a ogni momento decisionale sull’impostazione museale, per arrivare al minimo dettaglio espositivo.

Il museo viene inaugurato nel 2010, nel 2014 il percorso si amplia con la salita alla torre campanaria e nel 2015 durante l’Ostensione allestiamo le mostre sul Beato Angelico e su Umberto Mastroianni.

Continua il rapporto, strettissimo, con il Monastero Dominus Tecum, comunità di amici con cui si cammina letteralmente, e si amplia la foresteria, si adeguano gli spazi alle esigenze che emergono durante l’evolversi della loro vita monastica. Così come, anche se per un periodo più breve, con le Clarisse Cappuccine torinesi con cui restauriamo la chiesa e il coro della clausura, ma adeguiamo anche gli accessi per una comunità che affronta il peso dell’età.

Progettare per il sacro ha questo valore aggiunto: (quasi) sempre è un incontro che produce un percorso comune, con realtà a volte lontane ma più spesso molto più vicine al nostro quotidiano di quanto noi stessi immaginiamo, è un arricchimento personale, spirituale, culturale, di studio, di amicizia, di tecnica, di esigenze, anche economiche, di confronto con comunità diverse e più o meno partecipi.

Anche in questo momento, con il restauro e l’adeguamento liturgico della piccola chiesa seicentesca di Villafranca ai risultati tecnici, agli approfondimenti storici e archivistici, alle scelte progettuali si affianca una comunità che partecipa al progredire del cantiere e che riflette con noi, guidati da un parroco illuminato, sulle scelte progettuali e formali e che custodirà il nostro lavoro.

Studio di architettura Momo



 

 

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