Un segno ben chiaro nel paesaggio

di Massimiliano Fuksas e Doriana Fuksas

La nuova chiesa di San Paolo Apostolo sorge nel sito, periferico, nel quale molti restarono ospitati in prefabbricati provvisori, avendo dovuto abbandonare le proprie case danneggiate dal terremoto del 1997. Il progetto della nuova chiesa prende la mosse da un insieme di considerazioni: si intendeva porre un segno chiaro, di una chiesa che resta, a prescindere dalle vicissitudini storiche, che riafferma la volontà dei fedeli di permanere e rappresentare una comunità capace di risorgere malgrado le difficoltà; si voleva qualcosa che risaltasse con forza nel tessuto di villette del quartiere di periferia; si voleva un’architettura che risaltasse nel contesto e si confrontasse col panorama e con la storia.

Riguardo alla forma esterna, l’idea germinale, che è stata subito ben accolta e ha trovato un’eco vasta e positiva, è stata di studiare un edificio semplicissimo: perché alla confusione dell’urbanizzazione disordinata della nuova periferia si poteva rispondere solo con la nitidezza della semplicità.

Per l’interno di questo prisma di essenziale purezza, abbiamo voluto porre in evidenza il senso dell’incontro con la sacralità. Per questo abbiamo pensato a un secondo volume interiore, che non poggia a terra ma resta sollevato: quasi trattenuto in alto dalla forza della luce. Si genera infatti l’incontro paradossale, tra la dimensione delle pareti in cemento a vista che con la loro gravità dovrebbero poggiare al suolo, e i canali di luce che, con la sua levità le collegano col cielo e la natura all’esterno.
L’organizzazione spaziale è di tipo classico: la distanza tra i due volumi, interno ed esterno, dà luogo a un deambulatorio, che richiama la struttura interna delle chiese gotiche, mentre, nella sua rivisitazione contemporanea, genera un ambiente fortemente dinamico che si contrappone alla semplicità del volume esterno in cemento.
Attraversato com’è da cunei di luce, il volume interno diventa etereo e i suoi confini visibili sono superati in più punti e quindi negati, quasi cancellati.

La relazione tra gravità ed elevazione, peso e leggerezza, opacità e trasparenza è essenziale in questa chiesa. La si nota subito, già nell’avvicinarvisi dal sagrato, che è leggermente inclinato in una graduale, lieve ascesa, così che il cammino d’ingresso comporta di elevarsi. Si giunge quindi alla fenditura alla base del fronte che segna il limite, la separazione che accompagna l’ingresso: così il suo attraversamento si arricchisce di valenze simboliche. Entrare in chiesa non è come entrare in un qualsiasi altro luogo: il cammino di avvicinamento e l’elaborazione della soglia esprimono come occorra guadagnare il luogo sacro, dove il grande prisma di luce ammanta e protegge dall’alto lo spazio della celebrazione.
La cesura orizzontale che segna l’ingresso, stacca il volume della chiesa dal suolo. Anche le altre facciate avanzano con uno sbalzo di mezzo metro e completano l’immagine di questo grande parallelepipedo che è solido come una roccia, ma allo stesso tempo anelante al cielo e permeato di luce. Così il disegno, che è semplice nella geometria, si realizza in modo complesso nell’architettura costruita.
La chiesa domina sull’intorno: come le chiese antiche è il luogo che nobilita l’abitato e ne costituisce il centro. E con la sua massa di cemento elevantesi al cielo (l’altezza è di circa 23 metri) si confronta col profilo lontano dei monti. Tutta l’architettura è disegnata: altari, lampade, ambone, panche… ed è completata dall’opera di Enzo Cucchi (la croce che sta accanto all’ingresso) e di Mimmo Paladino (la Via Crucis disposta nel deambulatorio). È divenuta subito meta di visite sia dall’Italia, sia dall’estero. E con essa la periferia ha acquistato una importanza nuova.

 

 

ALBUM

Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno

di Massimiliano Fuksas e Doriana Fuksas

foto di  Moreno Maggi_courtesy Studio Fuksas

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