UNA CHIESA D’ALTURA -SANTA MARIA DELLA PIETA’ A ROCCA CALASCIO -AQUILA

Sull’altura dominata dal castello e affacciata sulla valle del Tirino e l’altopiano di Navelli, a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, la chiesa di Santa Maria della Pietà si staglia contro il rude paesaggio montano (1500 metri s.l.m.) ingentilendo con i suoi volumi la salita alla rocca. Il castello di Calascio, fortificato e ampliato nel XV secolo dalla famiglia Piccolomini, si attesta come un’architettura munita fra le più interessanti dell’Abruzzo. Parimenti la chiesa, edificata fra il XVI e il XVII secolo sul sedime di una precedente edicola votiva, presenta una matrice centrale impostata su un ottagono di 5,5 metri per lato.
L’impianto centrale è tipico di molti edifici cultuali riscontrabili sia in Abruzzo sia in buona parte dell’Italia centro-settentrionale e databili già al XV-XVI secolo (si veda ad esempio la Rotonda di Santa Maria degli Angeli a Firenze, progetto di Filippo Brunelleschi); il concetto della pianta centrale avrà inoltre un ulteriore sviluppo durante il XVII e XVIII secolo. Un altro esempio che richiama, in parte, le forme della chiesa di Santa Maria della Pietà, può essere intravisto nell’edificio posto sullo sfondo, al centro della prospettiva, nell’affresco dal titolo Consegna delle chiavi di Pietro Perugino (1448-1523), datato fra il 1481 e il 1482.
Il semplice volume della chiesa di Rocca Calascio è affiancato, a destra dell’ingresso, dal corpo trapezoidale della sacrestia ed è concluso da una copertura a falde convergenti che lascia immaginare la cupola ribassata interna, suddivisa in otto porzioni. Sulla sommità, alla convergenza delle falde, si imposta la piccola lanterna. Gli spigoli dell’ottagono sono sottolineati da paraste ripiegate d’ordine tuscanico gigante sulle quali s’imposta la cornice modanata del sottogronda. Di particolare interesse è il fronte principale; esso è caratterizzato oltre che dal portale lapideo inquadrato da due semicolonne ioniche impostate su alto basamento e dal timpano arcuato interrotto, anche da un’edicola timpanata sopra la quale s’imposta, a sua volta, l’ampia apertura rettangolare perimetrata da una cornice riccamente decorata. Il gioco di luci e ombre, attestante già un gusto barocco che si rispecchierà poi all’interno, è enfatizzato in prospetto dalla presenza di sette nicchie inquadrate da paraste.
Le pareti interne, un tempo più ricche di decorazioni, sono scandite da paraste tuscaniche realizzate in blocchi lapidei non intonacati. Di notevole interesse sono l’altare principale e l’adiacente nicchia contenente la statua di San Michele e decorata con il linguaggio proprio del barocco. Pregevole è anche il dipinto raffigurante la Vergine.
Il contesto in cui s’inserisce questa splendida chiesa è ricco sia dal punto di vista naturalistico sia architettonico e antropologico data la presenza dell’antico borgo di Rocca Calascio, in parte abbandonato, della struttura fortificata e del tracciato dell’antico tratturo ancor’oggi visibile il quale si snoda lungo la sottostante piana di Navelli.

Federico Bulfone Gransinigh 

 

Reportage fotografico di Nicola De Camillis Baiocchi 

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