Con questo titolo, il n. 5 di “Thema,Rivista di Beni Culturali Ecclesiastici” mette a confronto le opinioni di 22 esperti e le opere di molti altri progettisti. Lo scopo è di impostare un dialogo su che cosa “dica” l’architettura delle chiese dei nostri giorni, e su come possa e sappia dirlo.
Nel panorama contemporaneo l’edificio chiesa è spesso oggetto di critiche dalle provenienze più diverse: il che indirettamente testimonia come, pur nella società secolarizzata attuale, sia sentito con forza il desiderio di chiese quali luoghi che rappresentino l’identità storica e sociale. A fronte di tale desiderio e a fronte degli esempi magniloquenti radicati nella storia, le produzioni contemporanee appaiono a molti deficitarie. Questo ha dato luogo a polemiche anche vigorose in anni recenti.
Vi sono dunque anche oggi chiese capaci di rispondere alle tante esigenze che in esse convergono, a partire da quelle liturgiche per arrivare a quelle urbanistiche?
Molteplici risposte e proposte sono messe a confronto nel n 5 di Thema.es: quelle che si rivolgono alla riedizione delle forme ben radicate nella storia, quelle che si rivolgono anzitutto all’esplorazione dell’organizazione spaziale congrua con la riforma liturgica del Vaticano II, quelle che tentano espressioni coerenti col sentire dell’arte e della tecnologia attuali. Sia in sede di dibattito teorico, sia in sede di concrete realizzazioni.
In tale ambito, un aspetto significativo trattato riguarda la domanda se debba prevalere la “forma” architettonica oppure la composizione di elementi che di per sé hanno acquisito una particolare rilevanza di significato per la loro radicata attinenza ai temi liturgici (soglia, abside, cupola, ecc.).
Come si spiega nell’Editoriale: “Il progetto della chiesa incide su corde di alta sensibilità emotiva e quando, per preparare questo numero 5 di Thema, ci siamo posti il problema di discutere attorno al senso della struttura architettonica approrpiata per rappresentare la chiesa ai nostri giorni, e ci siamo chiesti se e come l’architettura in quanto tale possa essere espressione limpidamente eloquente e dotata di simbolicità, ci siamo addentarti su un terreno assai complesso. Perché, per quanto si tenti di ottenere una valutazione oggettiva e ampiamente condivisa, quando si cerca di arrivare a definire una forma architettonica chiaramente e univocamente adatta, ci si rende conto che i tentativi di reperire un canone coerente con la tradizione e con la cultura contemporanea divengono elusivi”.
Il n. 5 di Thema.es presenta, tra gli altri, scritti e opere di:
Aldo Barbieri, Paolo Belloni, Carlo Berarducci, Goffedo Boselli, Alessandro Braghieri, Pierluigi Cervellati, Carlos Clemente, Eladio Dieste, Michela Beatrice Ferri, Tino Grisi, Renato Laganà , Luigi Leoni, Paolo Marciani, Philippe Markiewikz, Giancarlo Marzorati, Stefano Mavilio, Sara Meda, Giovanni Michelucci, Costantino Ruggeri, Marko Rupnik, Giancarlo Santi, Emil Steffann, Duncan Stroik, Alessandro Suppressa, Maria Vitiello…