Visioni contemporanee, domande universali – I 50 anni della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani e una proposta curatoriale

Città del Vaticano – L’arte come continua interrogazione sul sé, sul mondo, sulla storia, sul divino. Come problematizzazione dei linguaggi e del loro continuo essere-in-relazione con il passato, il presente e l’eterno. Con il visibile e il mistero dell’invisibile. È il punto centrale attorno a cui si svolge il discorso Cardinale José Tolentino de Mendonça, pronunciato nel cuore del Braccio Nuovo di fronte a più di duecento artisti, architetti, studiosi, curatori e intellettuali all’interno della conferenza inaugurale di Contemporanea 50, iniziativa promossa dai Musei Vaticani per celebrare il cinquantennio della nascita della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea. Un evento che ha anticipato l’udienza generale di Papa Francesco del 23 giugno e che rinnova l’impegno di Papa Paolo VI, protagonista della convocazione degli artisti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964 e, successivamente, promotore della nascita della Collezione d’Arte Religiosa Moderna – nucleo originale dell’attuale sezione – avvenuta il 23 giugno 1973.
Contemporanea 50 segna un punto di arrivo e, nello stesso tempo, conferma l’apertura a nuove prospettive. Un movimento prodotto lungo quello stesso percorso che, come hanno ricordato la Direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta e la Direttrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporane Micol Forti, ha condotto al progressivo ampliamento della sezione contemporanea (attualmente le opere sono più di 9.500) e alla formazione di cartografia sempre più estesa e diversificata dei fenomeni visivi legati alla religiosità e al sacro o direttamente da essi scaturiti, dove coesistono media differenti interpretati secondo una pluralità di sensibilità, con formalizzazioni che vanno anche oltre i codici dell’iconografia.
Con l’intento di verificare su più terreni le potenzialità dell’opera d’arte contemporanea nel produrre nell’osservatore modi nuovi di leggere e percepire le forme, i temi e gli spazi, per Contemporanea 50 i curatori Micol Forti, Francesca Boschetti e Rosalia Pagliarani hanno concepito una mostra diffusa, pensata come libera sequenza espansa di scarti semantici, rimbalzi tematici, salti cronologici. Una formulazione che attinge senz’altro agli oramai numerosi disegni curatoriali basati sull’interferenza tra le arti cosiddette “antiche” e le nuove proposte visive, ma che si pone tuttavia l’obiettivo di perseguire una misura e una discrezione necessari in un organismo architettonico e museale dominato, tra gli altri, dalla forza incontenibile e universale dei maestri del Rinascimento e del Seicento.
Una selezione di 10 lavori di artisti attivi negli ultimi cinquant’anni, appartenenti a diverse generazioni e di diversa provenienza, è stata così portata fuori dal consueto contesto museografico per essere presentata in sale afferenti ad altre sezioni dei Musei Vaticani in dialogo con panorami artistico-culturali altri: Helpida Hadzi-Vasileva con Reoccurring Undulation (2011) nel Museo Etrusco Gregoriano; Alain Fleischer con L’Eternel et l’Infini (2015) nella Cappella di San Pio V; Ivan Borisov Vukadinov con In Memory of the Heroes (Chile) (1973) nel Museo Gregoriano Egizio; Pietro Ruffo con Constellation 58 e Constellation 59 (entrambe 2021) nella galleria della Libreria Vaticana; Giuliano Giuliani con L’Angelo (2009) nel Museo Profano; Paolo Gioli con Luminescente (2010) nel Museo Gregoriano Profano; Monica Bravo con Arche-Types: the Sound of the Words is beyond Sense (2015) al Museo Pio Cristiano; Guido Strazza con La Grande Aura (1992) alla Pinacoteca; Mimmo Paladino con Crocifisso (2002) al Museo Etnologico “Anima Mundi”; El Anatsui con Then, the Flashes of the Spirit (2011) al Padiglione delle Carrozze. Ogni opera si fa portatrice di una particolare forma di interferenza, allo stesso tempo isolata dal dispositivo di allestimento progettato per l’occasione e protesa verso i dipinti, le sculture e le decorazioni che la circondano. In questo modo, per fare solo qualche esempio e per tracciare qualche linea interpretativa tra le molte percorribili, le luminescenze sfumate della pittura ad olio di Strazza “rispecchiano” i toni brillanti e delicati dell’Annunciazione di Federico Barocci, stabilendo un confronto tra due registri concepiti per interpretare il mistero della rivelazione; la pelle di salmone della composizione Hadzi-Vasileva riaccende con una luminosità misteriosa le geometrie e i neri delle ceramiche etrusche; Gioli introduce con le sue fosforescenze un’intensità spirituale nelle teste antiche, immortalate in fotografia, che letteralmente circondano l’opera; la figura archetipica al centro del dipinto di Vukadinov riconduce a quelle domande fondamentali sulla presenza e la conoscibilità del divino analoghe a quelle sollevate dalle copie romane delle sculture egizie esposte nella medesima sala; mentre il Crocifisso in ceramica di Paladino diviene presenza del Cristo a contatto con gli spiriti del mondo, a memoria, forse, anche della vocazione missionaria della Chiesa.
L’operazione di dislocamento visivo trova un interessante contrappunto nella più raccolta mostra documentaria, allestita nelle sale della Torre Borgia. Un cammino che prende le mosse dal mandato di Paolo VI per arrivare, attraverso i messaggi e le iniziative di Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, al presente. Una narrazione fatta di fotografie, testi e pubblicazioni che illustra un dialogo complesso, mai scontato nei suoi presupposti e nei suoi esiti. Una storia affascinante e proiettata al futuro, che sarà possibile approfondire grazie ai ricchi contenuti del volume La Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani 1973-2023. Origini, storia, trasformazioni (Edizioni Vaticane), edito per l’occasione.

Stefano Agresti

* È in previsione un numero di “Thema”  monografico dedicato ai cinquant’anni della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani

 

 

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