L’ Associazione Corale BN di Pescara in collaborazione con l’Associazione Corale Polyphonia di Spoltore (Pe) nell’ambito del progetto “I Workshop del BN” ideato dal M° Gianni Golini, promuove il Workshop “Il Barocco Veneziano” con il docente M° Claudio Chiavazza ,direttore corale conosciuto a livello internazionale.
L’evento si svolgera’ dal 20 al 22 ottobre nella Chiesa Santa Lucia delle Fratte con concerto finale nella Chiesa San Panfilo dentro le Mura di Spoltore(Pe).
PRESENTAZIONE DEL WORKSHOP
QUIA MIRABILIA FECIT
Polifonia e policoralità a Venezia nel periodo barocco
Brani oggetto del Workshop
Andrea Gabrieli (1532-1585)
O sacrum convivium a 5 voci a cappella
Giovanni Gabrieli (1555-1612)
Beata es Virgo Maria a 6 voci a cappella
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Christe, adoramus te a 5 voci e basso continuo
Domine ne in furore tuo a 6 voci e basso continuo
Adoramus a 6 Voci e basso continuo
Cantate Domino canticum novum a 6 voci a cappella
Francesco Cavalli (1602-1676)
Alma redemptoris mater a 5 voci e basso continuo
Antonio Lotti (1667-1740)
Ad Dominum cum tribularer a 4 voci a cappella
“Quia mirabilia fecit” è l’ultimo verso del mottetto monteverdiano Cantate Domino canticum novum e ben evidenzia la splendore barocco e la magnificenza delle musiche che risuonavano in San Marco tra fine Cinquecento e Seicento; in questo periodo la musica vive a Venezia uno dei suoi momenti più prolifici ed esaltanti; la città lagunare, in opposizione al conservatorismo della cosiddetta “scuola romana”, diventa un vero e proprio laboratorio di sperimentazioni musicali, innovazioni linguistiche e di stile che influenzeranno la musica europea nei secoli a venire.
Il nostro percorso, cronologico e stilistico, prende avvio da Andrea Gabrieli, vero capostipite assieme ad Adrian Willaert, della “scuola veneziana”: il mottetto O sacrum convivium risente ancora di una linearità di scrittura tipicamente rinascimentale, nel segno di un contrappunto florido che penetra nell’intimo il significato del testo sacro.
Si prosegue con Giovanni Gabrieli, nipote e allievo di Andrea (gli succede nella carica di primo organista in San Marco nel 1585): porterà alla massima espansione la policoralità veneziana, una tecnica compositiva in cui alle diverse voci si aggiungono spesso anche le diverse famiglie strumentali, raggruppate in “cori” dislocati in punti diversi dello spazio architettonico, Questo repertorio rappresenta una delle manifestazioni più spettacolari ed affascinanti della musica di ogni tempo. Il mottetto a 6 voci Beata es Virgo Maria, appartenente alla raccolta delle Symphoniae Sacrae del 1597, ancora legato alle tecniche contrappuntistiche apprese dallo zio Andrea, già svela una forte tendenza alla contrapposizione dei cori: pur all’ interno della medesima partitura il dialogo tra il gruppo delle voci acute e gravi diventa elemento strutturale di una nuova visione dello spazio sonoro.
Con Claudio Monteverdi si entra nel vivo di una rivoluzione stilistica e linguistica che influenzerà gli sviluppi della musica vocale per tutto il periodo barocco e non solo. L’aderenza della musica al testo rompe gli equilibri della scrittura rinascimentale, dalla parola e dai suoi significati scaturiscono idee musicali folgoranti: si veda ad esempio la dimensione contemplativa, quasi una sospensione del tempo, fisico e musicale, del mottetto Christe, adoramus te, con i suoi sconvolgenti cromatismi.
Una ancor più marcata la sottolineatura degli “affetti musicali” si trova nel mirabile mottetto Domine ne in furore tuo, dove il radicale contrasto tra i diversi significati del testo incide in modo “tellurico” anche sulla struttura ritmica del contrappunto vocale.
Con il terzo mottetto monteverdiano in programma, Cantate Domino cantucum novum, anch’esso a 6 voci con il basso continuo, cadono anche le barriere tra musica vocale e strumentale, tra dimensione corale e solistica e in un certo modo anche tra il sacro e il profano: l’esordio in tempo ternario ad esempio è una perfetta rappresentazione della danza, mentre i lunghi vocalizzi sul testo “cantate et exultate…” sono già orientati verso quel canto di chiara impronta virtuosistica che troverà poi massima esaltazione nella nascente opera barocca.
Se il basso continuo (ovvero il sostegno strumentale) è ancora optional, ma fortemente consigliato per i suddetti mottetti monteverdiani, nel caso dell’Alma Redemptoris Mater di Francesco Cavalli, altro rappresentante notevolissimo della civiltà musicale veneziana, diventa supporto indispensabile. Infatti dal tessuto polifonico a 5 voci si librano interventi solistici, duetti e terzetti che ci dimostrano come in pochi anni si sia evoluta la scrittura musicale.
Infine incontriamo Antonio Lotti, col quale ci inoltriamo già nel ‘700: la scrittura del salmo a 4 voci Ad Dominum cum tribularer, apparentemente arcaica, quasi ignara delle conquiste linguistiche dei suoi predecessori, in realtà svela un nuovo rapporto con la parola sacra: si assiste quasi a un ritorno alla linearità rinascimentale, ma con una mobilità armonica e una ricchezza di spunti melodici tipicamente settecenteschi; un ultimo grande omaggio alla civiltà musicale che Venezia ha saputo regalare al mondo intero.
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